Il documentario di genere storico in onda su NatGeo ha per protagonista il genio costruttivo dei romani. L’impero Romano è crollato secoli fa, ma molta della tecnologia sviluppata durante quel periodo è ancora oggi usata dalla nostra civiltà. Tema principale del racconto storico è proprio il confronto tra le tecnologie moderne con quelle che i romani avevano a disposizione al loro tempo.
Si parte dal Colosseo, simbolo della potenza e della capacità ingegneristica dei Romani. Costruito in cemento che pur non essendo un’invenzione romana prende spunto dall’idea degli etruschi di una miscela di sabbia a acqua alla quale i romani aggiunsero la pozzolana, un materiale naturale di origine vulcanica, in grado di provocare l’indurimento della calce e di rendere il conglomerato indurito resistente all’azione dell’acqua grazie alla formazione di silicati di calcio idrati, ottenendo una mistura resistente: il calcestruzzo, che rende eterna ogni struttura e che ha rivoluzionato l’architettura. Nel Colosseo, cemento e pietra contornano le gallerie, le arcate invece sono un vero elemento chiave dell’architettura romana capaci di sopportare pesi enormi. Ha tre piani di arcate, a tre ordini diversi: ionico, dorico, corinzio, sovrastate da un attico in muratura continua interrotto solo da pilastri e finestre. La combinazione di materiali diversi ha inoltre permesso di aumentare la resistenza e l’elasticità della struttura complessiva. 76 entrate e uscite a nido d’ape rendevano efficientissima l’evacuazione.
Ancora oggi siamo debitori ai romani di capolavori assoluti, passati alla storia, come il Pantheon, opera rimasta ineguagliata da secoli che costituisce una testimonianza della perizia e delle conoscenze tecniche di alto livello degli ingegneri Romani. E in effetti la resistenza al tempo e alle intemperie di questa costruzione è davvero eccezionale. Ma sono eccezionali anche i principi scientifici applicati dai progettisti che ancora oggi suscitano emozioni. La sua straordinaria cupola, dal diametro di più di 43 metri, la più grande mai costruita in muratura. Gli elementi che costituiscono la muratura della calotta si vanno alleggerendo a mano a mano che si sale verso l’alto, tanto che nella parte superiore sono stati utilizzati lapilli vulcanici. L’interno è costituito da cinque ordini di cassettoni concentrici. Al centro della cupola si apre un occhio di nove metri, che è l’unica fonte di illuminazione, la più grande struttura sferica mai realizzata che influenza ancora oggi gli stili architettonici di tutto il mondo.
Tra le infrastrutture più grandi e vistose lasciateci dai Romani, sicuramente ricordiamo gli imponenti acquedotti che rispondevano alle esigenze di una Roma che si stava trasformando nella più grande metropoli di tutta l’Antichità e non solo, quindi si decise di costruire un acquedotto che collegasse una sorgente e portasse l’acqua fresca in città. Quando pensiamo agli acquedotti romani, ci immaginiamo alte ed eleganti strutture ad archi sorrette da pilastri, ma in realtà la maggior parte del tragitto era effettuato sotto terra, in canali appositi, e solo in pochi casi uscivano allo scoperto: per esempio per superare un fiume, o per portare l’acqua oltre una pianura. Gli ingegneri avevano intuito che sarebbe stato sufficiente dare una certa pendenza all’acquedotto e mantenerla per tutto il tragitto, e poi la forza di gravità avrebbe fatto tutto il resto, così capirono che un’inclinazione del 25%, in media un metro di pendenza ogni chilometro, avrebbe fatto scorrere l’acqua senza problemi fino alla città, nelle fontane che permetteva a tutti di accedere all’acqua. Anche la moderna New York utilizza gli stessi principi che i romani utilizzavano quattro secoli fa.
In conclusione possiamo affermare che la modernità delle scoperte del mondo romano fa si che ancora oggi la gran parte di quello che noi chiamiamo moderno era già stato scoperto o inventato da loro.