La tempesta perfetta. I mercati azionari in crisi. Prima parte

Creato il 25 settembre 2011 da Investiresemplice

Ciao oggi ti scrivo mentre si sta svolgendo a Washington, il G20 che vede riuniti i Ministri dell’economia dei maggiori 20 paesi al mondo. All’ordine del giorno, c’è la crisi economica mondiale che si sta abbattendo sull’economia reale e sui mercati finanziari come una “Tempesta perfetta”. Questo è anche il titolo usato per il blockbuster del 2000, che vedeva un George Clooney in versione rude e “marinaia”  fronteggiare una tempesta di dimensioni mai viste, e dalla violenza inaudita. Un film dove l’uso degli effetti speciali e della spettacolare cornice acquatica, sono gli unici motivi per essere visto. In ogni caso, la sfida descritta nel film, calza a pennello alla situazione attuale dei mercati finanziari di cui voglio parlarti oggi, dandoti alcuni consigli su cosa fare per evitare di “bere acqua” e, se possibile, di passare oltre indenne.

Prima di arrivare alle soluzioni e rimedi, che come avrai intuito saranno nel prossimo articolo, dobbiamo comprendere le cause.

Nell’ultimo articolo avevamo affrontato la situazione attuale con l’aumento violento degli spread sul Bund, dal punto di vista di un investitore “obbligazionario”, oggi vedremo la stessa situazione per chi ha investito in titoli azionari e/o fondi azionari.

Vediamo ora, di analizzare cosa è successo sulle borse di mezzo mondo. A fine 2010 era opinione diffusa, per non dire unanime, che le economie si fossero ormai incamminate verso una ripresa che via via, nel 2011 e poi nel 2012, sarebbe diventata sempre più sostenuta. Ciò nonostante alcuni fatti, a mio avviso, inquietanti. Il primo: Il mercato finanziario è diventato 8 volte l’economia reale. Questo è, a parer mio, il vero nocciolo del problema: uno “scollamento” tra l’economia fatta di aziende, di persone, di lavoro e progetti concreti, e il settore finanziario, sempre più a se stante e sempre più orientato a diventare “leva” per il profitto e l’alterazione dei fondamentali economici. Intendiamoci, come spesso avviene nell’analisi di un problema, il mercato finanziario non è un male o un bene in quanto tale, bensì l’uso e l’interpretazione che l’uomo ne fa. E qui, secondo me, è da chiamare in causa l’eccessiva avidità degli ultimi decenni che ha portato le istituzioni finanziarie a circoscrivere a compito accessorio il loro antico, fondamentale e utilissimo ruolo di intermediari del credito (raccolgono denaro sui c/c e lo prestenao a famiglie e imprese), per votarsi sempre più al nuovo ruolo di gestore finanziario, senza averne forse, l’esperienza, l’organizzazione e nemmeno l’etica.

Intendiamoci, lungi da me l’idea di demonizzare tout court questo settore, di cui ne apprezzo la finalità sociale e le potenzialità me devo ahimé constatare che le storture e concessioni riconosciute alle istituzioni finanziare inziate fin dagli anni ’80, ci hanno(finalmente) portati, volenti o nolenti, ad un “esame di coscienza” non più rimandabile. Governi, classe dirigente, sistema bancario (o finanziario ormai…) e ognuno di noi si trova ad affrontare allo specchio un sistema che, così com’è, forse non è più sostenibile. Quanto sopra si è tradotto da Maggio di quest’anno in un calo dei mercati azionari che va dal – 10% degli USA ad il -35% dell’Austria. I mercati azionari, che da sempre anticipano  di circa 6 mesi quello che ipotizzano si verificherà nell’economia reale,  stanno “scontando” una nuova recessione.

Per capire l’entità del problema è sufficiente guardare gli episodi chiave, accorsi quest’estate, nella loro successione .

- Il 9 Luglio l’UE ha concesso, non senza esitazione la 5° tranche da 3,2 MLD di € alla Grecia (per un totale di aiuti a quel momento, di € 17,4 MLD). Ti ricordo che l’indebitamento degli Stati è l’unica soluzione strutturale che i governi sono riusciti ad individuare dal 2008 per (non) risolvere la crisi dei mutui “subprime”. Il debito è stato infatti, trasferito dal sistema bancario, aglii Stati

- Il 24/7 Obama, dichiara al mondo l’urgenza di convincere il congresso (gli avversari Repubblicani…) a firmare l’aumento del debito USA (ancora??)

- Il 2/8, cioé circa 15 gg. dopo la comunicazione del Presidente USA al mercato dell’imminente rischio di default degli Stati uniti (!), il Congresso firma l’autorizzazione nell’ultimo giorno possibile , per portare (o lasciare) il debito USA a 14.300 $ MLD

- Il 6/8 la società di rating S&P declassa gli USA da AAA a AA+, riducendone la valutazione di solvibilità e sicurezza. Decisione questa paragonabile a vietare ad Armani di fare sfilate di moda! impensabile fino a qualche anno fa!

- Sempre il 6/8 l’Italia viene messa sotto attacco dalla speculazione e diventa, insieme a Grecia, Spagna e Portogallo, oggetto quotidiano di continue dichiarazioni di esponenti della BCE e dell’unione (Merkel e Trichet in primis) che alternano intenzioni di aiuto a questi paesi a cadute di tale generosità, fino a dichiarli fallibili

- La sesta tranche di aiuti alla Grecia è in forse ed è rimandata alla riunione di Ottobre dell’eurogruppo e subordinata ai forti tagli che Atene dovrà apportare alle spese di bilancio.

Ora facciamo un pò di ordine: in sintesi quali sono i 3 aspetti più problematici con cui faremo i conti nei prossimi mesi?

1) Il debito sovrano. I paesi “occidentali”, USA, Europa e Giappone in testa, in questi anni hanno speso troppo e male. Il debito delle economia “guida” ha raggiunto livelli preoccupanti e questo è un aspetto che ha e avrà un impatto diretto sui bilanci, alimentando i costi per gli interessi e innescando un circolo vizioso. Pur non essendo così competente come i ministri coinvolti, mi viene la “pelle d’oca” quando sento dire in questi giorni che i governi sono pronti ad immettere nuova liquidità sul mercato…(ancora, e ancora ???)

2) I consumi interni di questi stati è in forte contrazione. La crisi di fiducia, la poca credibilità e la crescente disoccupazione mi sembrano problemi di non rapida soluzione.

3) La mancanza di guida politica in Europa. Trovare una linea adatta a paesi come Francia, Germania, Italia e Grecia, sembra mettere a nudo l’assenza di volontà a cooperare mettendo da parte la ricerca di consenso interno, degli stati europei. Penso che occorrerà ancora un bel pò di tempo, prima che l’europa diventi qualcosa di più di una moneta unica.

Direi che è tutto. Ora ti esorto a lasciare un commento e a seguire il prossimo articolo in cui parleremo delle possibili soluzioni per noi risparmiatori.

Ciao


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