La tempesta perfetta: una storia di mare del 1697

Creato il 12 dicembre 2012 da Cultura Salentina

di Riccardo Viganò

Tartana, 1791, incisione di Y. le Gouaz su disegno di D. Lescallier, da Traité pratique du Gréement des vaisseaux et autres batiments de mer: ouvrage publié par ordre du ROI, pour l’instruction des Elèves de la Marine … par D. Lescallier … Paris, 1791. 

La notte del 13 febbraio dell’anno 1697 al largo di porto Cesario, allora ricadente nella terra di Nardò, si scatenò una potente tempesta marina accompagnata anche da forti grandinate. I testimoni del catastrofico evento non esitarono ad affermare che tale bufera «pareva il giudizio universale» e «pareva sobbissare il mondo». Vittima sfortunata di questa tempesta fu una la tartana Santa Maria del Rosario e san Pietro  comandata  da Giovanni Battista Cafiero, padrone del naviglio. L’imbarcazione, che in quel momento trasportava olio, era dotata di un unico albero con vela quadra e fiocco, poteva avere una lunghezza di 16-20 metri e un equipaggio che sfiorava i dodici uomini. In genere, però, la nave era utilizzata prevalentemente per il cabotaggio e la pesca. L’imbarcazione quella notte, a causa dei numerosi fulmini abbattutisi su di essa, fu danneggiata pesantemente nell’apparato di vela, tanto da perdere l’albero principale, e gran parte degli armamenti oltre a una parte del carico stesso.

Notizie di questo evento sono riportati negli atti notarili, conservati nell’Archivio di Stato di Lecce, del notaio neretino Manieri Gaetano nei quali si leggono le testimonianze e le dichiarazioni dei i marinai tarantini Giuseppe Antonio La Nave e Cosimo Fani che, al tempo in forza presso il porto di San  Cesario, furono salvati dalla stessa tartana poiché bloccati sopra uno scoglio fuori del porto. Altra deposizione è quella del genovese Andrea Acquaviva e dal tarantino Gio. Battista Russo padroni, rispettivamente, delle tartane San Giosè e Madonna del Rosario – San Giovanni in quel momento attraccate nel porto.

Naturalmente tali dichiarazioni furono precedute dalle testimonianze delle autorità portuali nelle persone del copertinese Giuseppe Cirella, Felice di Donno ausiliario della torre di Santa Cesaria, Giacomo e Mauro Guido fratelli ed affittuari del porto. Segue la trascrizione dei due documenti:

Costituiti personalmente avanti di noi in testimonio pubblico R.lo Don Giosepho Cirella di terra Copertini, Felice di Donno ausigliero della torre di porto Cesario, Giacomo,e Mauro Guido fratelli ed affittuari del porto di Santa Cesaria suddetta.  Non per forza, senza costringimento alcuno , in ogni meglior via avanti di noi dichiarano ed attestano, con giuramento, come mercoledì passato tredici del corrente mese di febbraro del corrente anno 1697 verso le ore cinque della notte, successe una fierissima tempesta di ponente, e (sic) dicto porto, e nell’aria altro non si vedevano che fulmini lampi, e fierissimi tuoni, cò abbondantissima acqua che pareva che sobbissasse il mondo;  la matina poi, che venne d’essere il giovedì quattordici dicto mese, fatto giorno s’intesero, che erano cascate le saette sopra d’una tartana, che si era ritrovata in detto porto per le grandi traversie havute dal mare, gli  veniva cavalcata da patron  Giò: Vittorio Cafiero ed informati  da alcuni tarantini che erano andati sopra la detta tartana ed anche da marinai , che erano calati a terra per rinfreschi, intesimo da altri, che si fusse sopra la detta tartana gran danno, e che le saette avessero sfracassato l’arbore maggiore, e molti capi,cime, ammante, ed altri danni, ed avea alcune botti d’oglio che abdavano piene sovra coperta havevano fatto gran oglio, e dubitavano che se ne fusse abbasso alla tartana, et sic declaraverunt, et juraverunt …

(Archivio di Stato di Lecce, Sezione notai di Nardò, prot. n 66/11, Notaio Manieri Gaetano, anno 1697, c 5 v.)

 

Costituiti personalmente avanti di noi in testimonio pubblico Domenico Antonio Tamasto, Giuseppe Antonio La Nave, e Cosimo Fani della Città di Taranto barcaroli nel porto di porto Cesario, territorio della Città di Nardò Nec  Andrea Acquaviva Genovese padrone della Tartana sotto il titolo di San Giose e Gio. Battista Russo de taranto padrone della tartana sotto il titolo della Madonna del Rosario e San Giovanni Battista, e Giovanni Battista Eremito della terra di Fasano padrone della tartana sotto il titolo di Gesùmaria e san Giuseppe (ill), spontaneamente, o per forza, inganno alcuno ma per ogni meglior modo sotto giuramento avanti di non dichiarano, et attestano, ciè li soggetti Domenico Antonio Tamasto, Giuseppe Antonio la Nave , e Cosmo Fani, come mercoledì tredici passato del corrente mese di febbraio  al presente anno 1697 verso le cinque della notte, (ill) porto di pto. Cesario una gran tempesta, con venti, fulmini,tuoni,lampi,acque, e grandene che pareva il giudizio Universale, la mattina poi del giovedì quattordici di detto mese, che ancora non era cessata la tempesta del mare per esservi trovati tutta la notte sopra D’un scoglio piccolo in mezzo del mare corsimo per salvarci sopra d’una tartana (ill) la suddetta tempesta no si ritirava dallo detto porto di P.to Cesario, e sagliti sopra detta tartana intesimo uno gran forte fetore di zolfo, e detti li marinai atterriti, li quali domandati da noi, ci dissero che erano cascate mote saette la notte della tempesta passata (ill) sopra detta tartana, e vidimmo L’alboro maggiore dicta boma, seu tartana avea tutto sfracassato e molti marinai (ill) si faceva chiarore e Gio Vittorio Corfino stevano sgottando molto oglio ed  acqua dal sentino  domandammo da dove fusse detto oglio, coi mostrarono molte botti che stevani piene d’oglio sopra coverta di detta tartana e tutte facevano gran oglio, e dubitavamo che le saette havessero dato abbasso nella stiva, vidimmo ancora ed osservammo che le coverte  erano aperte da tutte due bande (ill), l’albore mizzano anche sfracassato, ed ritrovato molti capi spellati,un ancora piccola tutte le vecchie (ill) ammante, ed un capo nuovo spellato dal fulmine ed  ancola sfusino dallo schifo brugiato; e li sopradetti Andrea Acquaviva, Gio. Battista Russo, Gio. Battista Eremito, dichiararono, attestarono, come sotto il quattordici del corrente mese di febbraio giorno di giovedì per naufragare con le loro mani di molto a mare per la grande tempesta havuta la notte passata e nella mattina di detto giorno, dove si ritrovarono con gran fatica dentro il suddetto porto di P.to Cesario dove arrivati ed entrati trovarono la tartana di padrone Gio. Vittorio Cafiero per la tempeste anche ivi s’avea ritirata, ed andati lo schifo sopra detta tartana (ill) trovarono detto Padrone Gio Vittorio Cafiero e li soi marinai ed  stevano storditi causa la passata notte furono cascate su detta tartana molti fulmini, e domandati se avevano avuto molto danno, ci fercero vedere l’albore maggiore dalla parte abbasso al compare tutto sfracassato e ritrovammo molte botti piccole d’oglio, che stevano sotto coverta haveano fatto gran oglio tanto che stevano alcuni marinai scottando dal sentinaro  oglio, ed acqua dubitavano di alcuno danno in basso. Vidimmo ancora l’alboro mezzano Sfracassato, ed abrugiati diversi sarti, ed uno capo grosso spellato dal fulmine e molto danno alli campisi, crame, scalette scassate di una parte all’altra scanni, e sarti brugiati, sanza danno però A Dio Grazia di persona alcuna di detta tartana, et sic declaravant …

(Archivio di Stato di Lecce, Sezione notai di Nardò, prot. n 66/11, Notaio Manieri Gaetano anno 1697, cc. 5 v, 6 r.)

 

Piccola terminologia Marinara

FIOCCO, è una vela triangolare issata tra l’albero più a prua di un’imbarcazione e l’estremità della prua. BOMA, trave che sostiene la base della randa. Il boma è fissato all’albero tramite uno snodo detto trozza che consente al boma di modificare il suo orientamento rispetto all’albero. SARTIAME, insieme delle manovre fisse che sostengono l’alberatura, quali stralli e sartie. SCOTTA, manovra corrente (cima) usata per regolare le vele. SENTINARO o SENTINA, la parte più bassa di una nave o di una barca, dove si raccoglie qualunque acqua libera all’interno dell’imbarcazione.

Bibliografia

Dizionario di Marina medievale e moderno, Ed. Reale Accademia d’Italia, I, 1937; Dizionario della lingua italiana – novellamente corretto nelle dichiarazioni de’ vocaboli, aumentato di spiegazioni etimologiche e di vocaboli omessi ed in più altre guise migliorato, dall’avvocato Pasquale Borrelli, Ed. Nobile, Napoli 1851; Sergio BELLABARBA – Edoardo GUERRIERI, Vele italiane della costa occidentale: dal Medioevo al Novecento, Milano 2002.


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