Visto in Dvx.
La storia è l’avvento della tecnologia (il trattore) in una campagna russa, l’avvento di una nuova possibilità per i giovani contadini osteggiata dalla chiusura mentale dei vecchi, ma ancora di più, dal potere costituito (in due parole, borghesi e preti).
Il film inizia con una venerazione commossa e amorevole della natura alla maniera di Olmi (anche se molto più sentimentale e con una costruzione delle inquadrature più impostata) per poi giungera alla glorificazione del progresso mostrato in ogni dettaglio, vero leit motiv del cinema sovietico.
I motivi di interesse per vedere questo film sono diversi, dalle inquadrature ben realizzate, al montaggio usato da dio (alla Eisenstein, ma anche frenetico per dare il senso della velocità e della potenza, ma anche il montaggio in avvicinamento in sostituzione delle zoom, ecc…). Un finale ben costruito con i cattivi che impazziscono, i buoni che cantano, donne che partoriscono, un prete che lancia maledizioni il tutto in un unico susseguirsi di stacchi rapidissimi… infine ci sono uomini che pisciano nel radiatore di un trattore… cos’altro si può chiedere ad un film muto?