Casola Valsenio ha riscoperto questi “Frutti dimenticati” e ha dedicato loro una festa che nel tempo è diventata sempre più importante e apprezzata per la cura e l’originalità. Una festa che li ripropone all’attenzione di turisti, visitatori, studiosi e di chi non li ha finora conosciuti sotto l’aspetto alimentare, ma solo come elementi identificativi di una condizione ambientale ed umana tipica dell’Appennino tosco romagnolo fino alla metà di questo secolo.
Recuperando i frutti di un tempo non si ritrovano solo i sapori del passato, ma si recupera anche un mondo fisico e culturale che ci riavvicina alla natura, ad un modo di vivere e di alimentarci più semplice e più sano e che permette anche di riallacciare i legami con la cultura popolare contadina in tutte le sue espressioni, così da poter ricordare e capire il passato. Le Aziende agricole casolane espongono, in scenografiche bancarelle, i frutti autunnali raccolti da vecchie piante sopravvissute o da nuove piante collocate dopo la ripresa di interesse verso questi prodotti naturali.
Da oggi è on line pure il sito della Festa dei frutti dimenticati di Casola Valsenio. Qui si parla di azzeruole, noci, avellane, prugnoli, mele della rosa, corniole, melegrane, corbezzole, giuggiole, pere volpine, cotogni, marroni e nespole. La loro storia e tradizione, il recupero culturale e materiale, le proprietà e l’uso nella gastronomia e oltre 50 ricette dei ristoranti del territorio. Poi gallerie di immagini dei frutti esposti e delle bancarelle nelle varie edizioni e naturalmente non mancano i video.
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