La terra dei fuochi
«Molti non immaginano l’entità del problema, i danni che stiamo subendo e le gravi conseguenze per la salute. Abbiamo denunciato ogni Istituzione competente, senza che nulla sia mai cambiato realmente». Si presenta così uno dei tanti blog di denuncia, in particolare terradeifuochi.it, ed in effetti è corretto quanto scritto: i non campani – o chi non ha visto, chi non ha sentito l’odore – non possono immaginare.
Il fenomeno viene rilevato ufficialmente nel 2008, proprio durante la crisi dei rifiuti a Napoli. Tuttavia, in realtà, dura da più tempo: Legambiente, per esempio, lo denuncia dal 1988. La zona è quel gigantesco quadrante che va da Gugliano In Campania a Baiano, da Caserta a San Giuseppe Vesuviano. Più di un milione di persone abitano nel quadrante della Terra dei Fuochi. Dove si vive, si lavora, si produce e si coltiva per tutta Italia e tutta Europa.
Ciò che accade è molto semplice: la pratica è quella criminale di smaltire o riciclare i rifiuti speciali bruciandoli o, in alternativa, interrandoli. Non parliamo quindi della comune spazzatura – che caratterizza poco più dell’1% del fenomeno – perché si tratta di rifiuti industriali altamente pericolosi e provenienti principalmente dal Nord Italia. Ed è con questi rifiuti che chi gestisce il traffico può fare il vero business: gli industriali da decine di anni (ed ancora oggi) preferiscono pagare qualcun’altro per far scomparire i loro rifiuti industriali che smaltirli a norma di legge. E le organizzazioni che offrono questo “servizio” di smaltimento a basso costo sono, ovviamente, i clan della camorra.
Stefano Vito Riccardi - http://dailystorm.it/
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