A far temere ulteriromente un’escalation militare c’è il fatto che, stando a quanto riferito dal presidente della Transnistria Evgenij Shevchuk, da giorni le forze armate ucraine (ad est) e quelle moldave (ad ovest) stanno incrementando le loro attività ai confini con la repubblica secessionista: «L’Ucraina sta ammassando truppe e mezzi ai nostri confini, mentre la Moldavia ha intensificato le esercitazioni».
La Transnistria è una lingua di terra tra l’Ucraina e la Moldavia, da quest’ultima proclamatasi indipendente nel 1990 ma che non gode di alcun riconoscimento internazionale, a parte una tutela della Russia che, pur senza riconoscerne l’indipendenza, dal 1992 ha dislocato sul suo territorio un contingente di 1.200 uomini con funzioni di peacekeeping.
Tuttavia, lo scorso mese Kiev ha impedito l’ingresso in Transnistria ad altri peacekeepers russi, andando a violare così gli accordi di pace del 1992 tra il governo moldavo e quello di Tiraspol, che posero fine a due anni di guerra: un’azione che, seguita poi dall’aumento delle attività militari dei Paesi confinanti, aveva già messo sul chi va la le autorità transnistriane.
Poi è arrivato l’insediamento di Saakashsvili, che oltreconfine molti hanno letto come una chiara minaccia di Kiev al governo filorusso di Tiraspol, visti i precedenti dell’ex presidente georgiano con Abkhazia e Ossezia del Sud.