La tregua

Creato il 23 novembre 2012 da Leragazze

La decisione di sospendere la pubblicazione di nuovi post sul nostro blog non ha mai significato per noi la sua chiusura. Il blog è rimasto aperto, abbiamo continuato ad avere molti ingressi e anche qualche sporadico commento. Di questo siamo orgogliose.

Questo spazio ha rappresentato per noi in questi anni un posto dove poter esprimere opinioni, raccontare storie, commentare notizie, a volte cazzeggiare un poco.

L’uragano non è finito, ma almeno si è placato. Credo che dovremo conviverci per un po’. Penso sia giunto il momento di riprendere la nostra attività. Magari non quotidiana, se il tempo a nostra disposizione non ce lo permetterà, ma è pur sempre un modo per tornare alla normalità, anche per non farci sopraffare dai brutti pensieri. 

Questo è il motivo per cui oggi pubblichiamo volentieri un articolo che lo “spigoloso” Sergio ci ha inviato.

E alla fine venne la tregua, armata. Un cessate il fuoco che perlomeno consente di fare il punto della situazione e un primo bilancio dei risultati. Come dopo tutti i confronti, armati, elettorali, sportivi, difficile è ammettere la sconfitta. Vincono tutti anche se qualcuno ha di fatto perso, sia la battaglia, sia la guerra. A caldo invece sembra che un vincitore ci sia. E non solo ai punti. Malgrado i canti di giubilo da parte palestinese il round questa volta se lo è aggiudicato lo Stato di Israele. Ma a differenza di quanto avviene in territorio palestinese, dove il sacrificio umano viene santificato, in Israele non si gioisce per la morte del nemico. La vittoria è su tutti i fronti: militare, politico, diplomatico, morale e strategico. Vittoria militare: ci vorranno anni per ricostruire quanto distrutto con le incursioni israeliane in quanto i danni inflitti alle infrastrutture militari e di comando di Hamas sono stati enormi. Aver limitato le perdite di vite umane da parte israeliana con una tecnologia (Iron Dome) e strategia unica è stato eccezionale. Purtroppo per certa stampa (evidentemente schierata) la differenza nel numero dei morti sembra essere l’unico parametro per valutare la legittimità di un conflitto. E’ stata dimostrato ancora una volta  come la strategia militare di Hamas si configuri come duplice crimine di guerra: Hamas con i suoi missili mira solo ed esclusivamente ad uccidere civili israeliani e nel contempo utilizza propri concittadini come scudi umani. Dall’altra parte la reazione mirata di Israele contro guerriglieri palestinesi, cercando nel contempo di minimizzare le vittime collaterali di un conflitto, ha confermato l’elevato standing morale del proprio esercito.

Un successo è stato il coinvolgimento (tirato per un orecchio!) dell’Egitto che si è dovuto dichiarare garante della tregua: se Hamas (o altre fazioni palestinesi di Gaza) comincerà a riarmarsi di missili e a sparare, la colpa o la responsabilità morale ricadrà sull’Egitto.

Dal punto di vista diplomatico il coro di approvazione per un’operazione dichiaratamente di difesa, è stato unanime in Europa, Canada, Stati Uniti ed oltre. Le uniche critiche (ai limiti dell’imbarazzante)  sono ovviamente pervenute dai Paesi arabi e dalla Turchia che hanno faticato a rendersi credibili agli occhi della comunità internazionale. Un chiaro messaggio è stato inviato ai nemici vicini (Hezbollah) e lontani (Iran) che più volte hanno minacciato pioggia di fuoco su Israele. Non aver “completato l’opera” con l’invasione di terra e non aver cancellato Hamas, oltre che aver sicuramente risparmiato vite di soldati e civili, è un esplicito messaggio ad Abbas che continua a non essere Presidente di una Palestina non unita e non solo territorialmente. Da parte israeliana non è stato concesso niente di più di quanto era già sul campo: non è stato tolto il blocco a Gaza che continua ad essere considerato un territorio governato da nemici dichiarati. Purtroppo la guerra non è terminata. Altri round prima o poi seguiranno.


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