La Triste Storia di Bagai

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Leggendo questo post potreste pensare di non aver mai conosciuto qualcuno così, come lo descrivo io, ma poi se ci pensate bene, vi rendete conto che ce n’è uno, almeno uno anche trai vostri contatti/amici/conoscenti.
Per fare bene la descrizione di questo fenomeno, lo chiamerò Bagai, appellativo che usiamo dalle nostre parti quando non ci viene il nome di qualcuno.

Partiamo così: Bagai ama scrivere e/o ama il cinema. Facciamo che ama entrambi che così tagliamo la testa al toro. E allora, visto che siamo nell’era di internet, scopre e decide di sfruttare le potenzialità offerte, esattamente come faccio io e altre migliaia di persone.
Apre quindi un blog, lo collega al suo profilo sui social, inizia a interagire con altri blogger e altri potenziali lettori e così via. Magari butta giù pure qualche racconto e lo rilascia gratuitamente sul blog.

Passa un po’ di tempo e vede qualche risultato. Molto piccolo, diciamolo. Qualcuno gli dice bravo, qualcuno muove qualche critica, insomma, qualcuno lo nota. Bagai quindi passa ai concorsi on line con i racconti, scrive un romanzo e lo invia a centomila case editrici e aspetta. Ai concorsi gli dicono bravo, le case editrici medio-grandi lo ignorano, una piccolina lo contatta. Se è fortunato, Bagai non sborsa una lira e vede il suo lavoro stampato in 50 copie, quelle che verranno vendute. E zac, fa un altro passettino avanti.

Adesso inizia a interagire con scrittori quasi-vip, qualcuno che riesce a campare, qualcuno che ha un contratto con un editore medio-grande. Ed è lì che qualcosa si accende dentro di lui, che sente ormai di essere nel giro. Il successo è prossimo, si dice.

Poi l’ingranaggio si ferma: il suo blog non è seguito più come prima e si chiede il perché. Forse perché non lo aggiornava più? Forse perché da lì pretendeva di tenere lezioni e insegnare come si arrivava in vetta? Boh, vallo a capire il perché.
E a questo punto smette di interagire con gli altri blogger, rei di non averlo aiutato. Smette di scrivere, perché tanto non serve a nulla e nessuno comprende il valore di quello che hanno fatto. Smette di fare tutto perché in Italia tanto non funzionerà mai. Ma non finisce qui, fa l’annuncio del repulisti sui social, cancellando amicizie a random, selezionando in realtà chi fare fuori, anche senza un vero motivo, tenendo però gli amici vip. Questo è però un segnale del suo bimbo interiore, che spera ancora che qualcuno lo faccia entrare nel giro buono. Ogni tanto, preso da un impulso improvviso, ci prova ancora, butta fuori un raccontino, fa un giro di commenti, chiede scusa a qualcuno.

Ma caro Bagai, arrendersi e piagnucolare non ti ha portato da nessuna parte. Io rimango dove sono, e continuo a fare quello che facevo prima, a provarci, ma soprattutto senza adulare i vip nella speranza di vincere al Lotto.
P.S. come dicevo all’inizio, Bagai può benissimo essere un critico musicale/cinematografico/letterario deluso, come un poeta, o qualsiasi altro pseudo artista che sperava di fare il boom in poco tempo.