Inquisitore generale, della sede del Sant’Uffizio di Milano, era Angelo Avogadri.Motivo dell’arresto di Giacomo?Eresia, derivante dall’adesione alle idee riformate.Era un luterano!L’ambiente artistico, da sempre e lo sarà sempre, è luogo idoneo al proliferare delle idee rivoluzionarie o, semplicemente, in contrasto con l’ambiente politico e religioso predominante in un dato momento storico.Giacomo conobbe le “cure” di fra Angelo Enguada, inquisitore di Milano agli ordini di Angelo Avogadri.Il pittore, venuto da Montecrestese, subì una doppia umiliazione!La tortura fisica e quella psicologica.Con il pittore ossolano ci troviamo di fronte al fatto che esiste una forma di tortura distinta dal danno fisico, dal supplizio della carne!Siamo in ambito psicologico, dove l’umiliazione fisica è sostituita, o aggiunta, alla prevaricazione mentale.Giacomo subì pesante inquisizione, il che significa che la tortura conobbe il suo corpo.
“ Sei tu un aderente della religione luterana?”Nel caso in cui il pittore si fosse rifiutato di parlare, la sua schiena avrebbe conosciuto la flagellazione.Sangue!Le sue spalle avrebbero iniziato a subire slogature e dislocamenti!Questa tortura era eseguita con diversi gradi di durezza, secondo la natura del reato di cui era accusato il prigioniero.Il giudice diceva:
“..il prigioniero deve essere interrogato applicando la tortura”Il malcapitato era sollevato da terra con la fune.L’inquisitore si poteva spingere oltre:
“..che si torturi il prigioniero”L’eretico era sottoposto allo squassamento per una volta.Se il carnefice, perché così dovrebbero essere chiamati gli inquisitori, dichiarava.
“..che lo si torturi bene”L’uomo veniva sottoposto a squassamento per due volte.Infine vi era la sentenza devastante:
“..che venga torturato duramente”Al prigioniero erano applicati i pesi alle caviglie..Giacomo da Cardone abiurò!Non sappiamo a quale livello di tortura fu sottoposto, sappiamo che qualche tempo dopo l’arresto ritornò nella natia Montecrestese.Qui finisce la tortura fisica.Inizia quella psicologica.
“…noi possiamo controllare chiunque e quando vogliamo, noi abbiamo le nostre spie. Noi abbiamo i preti che curano il gregge…”L’elenco delle severe punizioni non si arresta al dipinto del santo.Per i tre anni successivi alla sentenza, Giacomo, era obbligato a digiunare, a pane ed acqua, le vigilie delle feste comandate.Non è ancora finita!Doveva tenersi pronto a ripetere in pubblico, a Montecrestese, il suo atto d’abiura.Per concludere l’elenco gli fu revocato l’esercizio dell’attività notarile e qualsiasi altro ufficio pubblico.La punizione vi sembra pesante?Assolutamente no!Giacomo da Cardone, uomo fortunato!
“Giacomo da Cardone dopo essere caduto nell’eresia, dopo la sua penitenza, è sempre vissuto da cattolico e cristiano secondo i precetti della Santa Cattolica Ortodossa e Romana chiesa e come si conviene a quell’uomo probo che sempre fu, eccetto la caduta di sopra, ed è al presente, ed ha sempre condotto vita onesta modesta e morigerata.”Il 19 agosto del 1566 il vicario generale del vescovo di Novara reintegrò Giacomo all’attività di notaio.Dell’attività di notaio è andato tutto perduto… quasi tutto!Interessante un documento, del 1591, in cui attesta che un frate inquisitore abbia soggiornato presso l’abitazione del pittore.Un inquisitore in casa di un processato per eresia?
Fabio Casalini.
Bibliografia- Marina Benedetti, Inquisitori a Milano dalla metà del XIII secolo, in "ACME", LVIII, 2005, pp. 175-238- George Riley Scott, Storia della tortura. Mondatori. 1999.- Tullio Bertamini. Le disavventure del pittore Giacomo di Cardone, in Oscellana Giugno 1991.
Le fotografie si riferiscono alla Parrocchiale di Montecrestese, dedicata a Santa Maria Assunta.1- Particolare della crocifissione.2- Particolare della crocifissione.3- Affresco della crocifissione.4- San Rocco affrescato nella navata di destra.5- San Sebastiano affrescato nella navata di destra.6- Fonte battesimale con affresco della crocifissione.