I lavoratori stranieri (poco più di 2 milioni secondo l’Istat ma 200 mila in più secondo il Dossier che include anche i non residenti) costituiscono un decimo della forza lavoro in Italia e sono determinanti in diversi comparti produttivi. Attualmente stanno pagando duramente gli effetti della crisi e sono arrivati a incidere per un quinto sui disoccupati, ma il difficile momento non ha bloccato il loro dinamismo imprenditoriale, visto che le imprese gestite da immigrati sono aumentate nel 2010 di 20 mila unità, arrivando a quota 228.540. A queste persone, e alle loro famiglie, vengono garantiti alcuni servizi pubblici: il più oneroso è quello sanitario, che nel 2009 è costato allo Stato intorno ai 3,1 miliardi, il 2,8% della spesa complessiva per questo comparto. Per la scuola, invece, nell’anno scolastico 2008-2009 per gli alunni stranieri sono stati spesi circa 3 miliardi di euro. Circa 500 milioni la spesa per i servizi sociali comunali (su un totale di 7 miliardi di spesa sociale dei Comuni). Ma il saldo tra i versamenti degli stranieri all’erario e le spese pubbliche sostenute a loro favore è ampiamente positivo: 1,5 miliardi di euro secondo le stime del dossier. La precarietà lavorativa si riflette pesantemente sul piano abitativo: un immigrato su tre (34%) si trova in condizione di disagio per la casa, contro il 14% degli italiani. Sono aumentati gli sfratti per morosità e i pignoramenti degli immobili per chi non ha pagato le rate del mutuo, si è dimezzata in tre anni la quota di compravendite effettuate da stranieri. I dati possono essere importanti per il sistema di pubblica previdenza anche se spesso non sono nemmeno considerati, se poi si aggiunge che oltre ai lavoratori regolai esiste una ingente quantità di lavoratori al nero e irregolari si capisce quanto l’Italia sia fondata sul lavoro migrante. Poco si dice, poco si scrive e quasi nulla si fa per portare alla ribalta questi dati che probabilmente sarebbero idonei anche a bloccare il razzismo strisciante che spesso si vive nelle grandi realtà. Il lavoratore migrante non ci ruba il lavoro ma ci dà la possibilità di avere la pensione, cosa non da poco!Certo però che la crisi incide anche sul lavoratore migrante che in quanto anello debole è il primo a pagarne le conseguenze.
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