È di questi giorni lo spot di NaturaSì per promuovere la sua catena di supermercati biologici e biodinamici.
Ora lo spot vede una catena umana che si passa di mano in mano una zolla di terra feconda con piantino, questo passaggio avviene non solo nello spazio, ma anche nel tempo mentre la voce spiega che un tempo l’uomo si prendeva cura della terra e la terra era fertile. Poi ha smesso di farlo: e la zolla (ora arida) giunge nelle mani di una mamma.
La mamma sta lì: dovrebbe passarla alla figlia che con sguardo sognante attende, ma la salta, di brutto e consegna la zolla a “tecnici” Natura Sì che la feconderanno nuovamente e ci daranno meraviglioso cibo sano nei market.
Ora: non discuto sulle buone intenzioni di Natura Sì che potrete leggere QUI e QUI, ma come pedagogista mi chiedo: che messaggio diamo ai nostri figli?
Quello della delega, che non spetta a loro (a noi) fare delle azioni per salvaguardare il nostro pianeta, ma che dobbiamo fidarci e affidarci a mani esperte. Per il resto del giorno continuiamo pure ad inquinare senza problema, tanto c’è chi ci pensa.
Come contadina invece (e la mia azienda la potrete trovare QUI se vi titilla la curiosità) sono ancora più amareggiata: la delega agraria è tra le cose che ha distrutto il sapere contadino.
Un tempo (quando le zolle erano fertili) erano le persone a prendersene cura: le famiglie e le comunità rurali coltivavano intanto il necessario per loro più un surplus per la vendita. Erano comunità autonome.
Ora, nell’era dell’agro-industriale (bio o meno), l’impresa agricola coltiva un prodotto (ad es. mais) o i prodotti di un settore (ad es. orticoltura) e lo rivende alla catena (o più elegantemente “filiera”) dalla quale sono dipendenti.
Infatti la moglie dell’imprenditore agrario (o l’imprenditrice agraria) va a fare la spesa al supermercato come tutti. Mangia i prodotti industriali (bio o meno) come tutti.
Insomma: vogliamo prenderci “l’impegno per una Terra sana e vitale”? Allora bisogna avere il coraggio di cambiare veramente le cose: costringere l’industria (non solo quella alimentare) a mantenere il più basso possibile i livelli di inquinamento, perché l’industria inquina e non ce n’è; tornare noi aziende a produrre biodiversità per le nostre comunità a Km.0 in modo che siano autonome dal punto di vista alimentare; essere meno viziati, noi consumatori, ed imparare cosa davvero produce la natura e quando; insegnare ai nostri figli comportamenti eco-compatibili ed insegnarlo non col meccanismo della delega ma con il nostro atteggiamento e con le nostre scelte di ogni giorno.
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Ah! Se vi siete persi lo spot, lo potrete trovare QUI
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