C’è qualcosa che però mi sfugge. I due viaggiatori, infatti, sono stati conquistati dal çay e dalla cultura che vi ruota interno, lo dicono esplicitamente:
Anche quando ci riposiamo su di una panchina al’ombra di un albero, e intorno non si vede nessuno, passa qualche minuto e si materializza una figura davanti a noi con un vassoio: “volete del çay?” Rifiutare significherebbe non gradire la bevanda in sé, ma soprattutto non gradire la compagnia di colui o colei che ce la offre, in questa maniera abbiamo assaggiato svariati gusti di çay, e conosciuto persone con cui confrontarci.
Quel che mi sfugge è: ma quali sarebbero questi “svariati gusti di çay”?
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