Azienda milanese, fondata nel 1923, con sede in via Bassini, Città Studi, nel palazzo che ora ospita il Cnr, la Safar (Società Anonima Fabbricazione Apparecchi Radiofonici), produceva televisori dagli anni Trenta. Costavano un prezzo davvero importante per l’epoca, 16 mila lire. A guidare la Safar, che chiuse nel 1948, un visionario ingegnere goriziano, Arturo Vittorio Castellani, così convinto che quel nuovo strumento per ricevere immagini rappresentasse il futuro, da pubblicare, nel 1931 per Hoepli, un libro sulla televisione.
Nello stesso periodo, a Sesto San Giovanni, a dirigere il laboratorio radio della Magneti Marelli c’era Francesco Vecchiacchi. Grazie a lui, nel 1938, Magneti Marelli mise in commercio il suo modello di tv, l’RV 175.
A Castelfranco Veneto, i fratelli Giovanni e Bruno Fracarro nel 1933 commercializzarono con il marchio Fracarro Radioindustrie un kit di montaggio per costruirsi a casa il proprio televisore.
«Se Marconi è considerato l’inventore della radio, non esiste un unico inventore della televisione», dice Luca Reduzzi, curatore della sezione Televisione del Museo Scienza di Milano. «La prima tecnologia fu sviluppata in Inghilterra, Stati Uniti e Germania, ma l’Italia non era certo ultima nella corsa alle trasmissioni televisive». I due «padri» della tv sono lo scozzese John Logie Bard, ideatore del televisore meccanico (tramite il quale la Bbc iniziò a diffondere programmi nel 1929), e l’americano Philo T. Farnsworth, che nel 1927 brevettò l’apparecchio elettronico con tubi catodici.
«Le prime sperimentali trasmissioni televisive italiane risalgono agli anni 30 e immediatamente il regime fascista comprese la potenza del mezzo», prosegue Reduzzi. «Si trattava di programmi in diretta, annunci di propaganda o concerti. A Milano gli studi erano dove sono ancora oggi, in corso Sempione, sede della Eiar, che diventerà Rai. Non c’era palinsesto e la programmazione, casuale, veniva annunciata sui quotidiani insieme ai programmi radio. Nascevano così le prime guide tv e i televisori erano ancora dei mobili di arr edo più che degli strumenti».
Come riporta il libro «Sport in Tv» di Pino Frisoli e Massimo De Luca, i primi programmi televisivi, così come li conosciamo oggi, prendono il via, sempre in fase sperimentale, dagli studi Eiar di via Asiago a Roma nel luglio 1939. Li possono vedere solo pochi abitanti della capitale. Nel settembre di quell’anno, sulla Torre Littoria di Milano (oggi Torre Branca, al Parco Sempione), viene montato un trasmettitore per trasmissioni sperimentali dalla Fiera Campionaria. Intanto l’Eiar ingaggia alcuni divi del momento: Macario, Aldo Fabrizi, Nunzio Filogamo. L’attrice Lidia Pasqualini è la prima annunciatrice. Nel 1949 nasce la figura del «bravo presentatore»: è Corrado che, dalla Triennale di Milano, conduce l’ennesimo programma sperimentale. Ufficialmente, la tv italiana sarebbe nata solo 5 anni dopo.
Roberto Rizzoper "Corriere della Sera-Milano"