La Valle dei Segni: il gusto ovvero il senso della tradizione

Da Lepiumedoca @lepiumedoca

Cara Antonia, non poteva mancare il gusto nella nostra storia sulla Valle Camonica e i suoi segni. Parlare del cibo di un luogo non vuol dire stare solo attenti alle calorie, ma andare a caccia delle tradizioni e delle maniere di lavorare la terra e gestire gli animali che sono parte integrante del ciclo produttivo. Non abbiamo visto fattorie, ma assaggiato formaggi con marmellatine, e gustato vini della Valle sì. Vini difficili per la poca superficie coltivabile e difficili da posizionare sul mercato per la forte concorrenza della vicina Franciacorta, ma di personalità e tenaci come i viticoltori e gli abitanti della valle.

Io son di dolce e di salato e quindi ho l’imbarazzo della scelta. La spongada l’ho portata a casa e l’ho fotografata. Anche qui solo metà.

I formaggi, la Rosa Camuna e altri, li ho portati a casa, ma non ho fatto assolutamete in tempo a fotografarli: spariti con dell’ottimo pane di segale.

Cara Virginia, eri proprio tu la più adatta a parlare di gusto e l’hai fatto. Alla sparizione dei formaggi son certa di non aver contribuito! Come sai proprio non è cosa mia. Ma tutto il resto lo ricordo con piacere, e aggiungo al gusto il fresco e il candore dell’acqua di montagna… anche il gusto ci guadagna!

Anche l’acqua era buona e abbondante… l’acqua è la vita!

Aggiungo i miei (e nostri) migliori auguri a tutta la gente della Valle Camonica, visto che oggi è esondato l’Oglio e sono un po’ nei guai… ma sono montanari e sono sicura che se ne tireranno fuori al meglio!

Un saluto alla valle

Le Piume d’oca