Il mostro sembra un grosso coccodrillo sui trampoli: le zampe sono lunghe e fatte apposta per inseguire le prede a grande velocità. Se si fa scoprire, Geraldo è un uomo morto. Con estrema cautela striscia all’interno della cabina, tenendo sott’occhio il coccodrillone, che continua tranquillamente a sgranocchiare il carabiniere. Cercando una possibile via di fuga, Geraldo conclude che per il momento la cosa più saggia da fare sia restare immobili e aspettare. Il rumore delle ossa masticate è orribile, e risuona in modo sinistro nella via deserta. In lontananza, i pennacchi di fumo continuano ad aumentare. Come faccio a cavarmela? Passano alcuni minuti, che al pensionato paiono ore, dopodiché il mostro conclude il pasto. Con un grugnito soddisfatto, la bestia inghiotte l’ultimo brandello di carne e inizia a muoversi. Geraldo resta immobile trattenendo il respiro, pregando con tutto se stesso che il coccodrillo si sposti altrove senza vederlo. Purtroppo le sue preghiere restano inascoltate: il rettile si avvicina alla cabina, fino ad arrivare a fianco di Geraldo, con solo un sottile strato di plastica trasparente a separarli. Il pensionato chiude gli occhi e stringe i denti, aspettando che le fauci piene di denti aguzzi si chiudano sul suo corpo. E’ la fine. Porco mondo, stavolta è proprio la fine. E io che speravo di andarmene come mio padre, in un letto caldo, nel sonno…
Un cane abbaia. Un latrato insistente, fastidioso, che spezza il silenzio innaturale. Geraldo guarda davanti a sé e vede con gioia l’ultimo essere che si aspettava di rivedere: Brigitte, l’odiosa cagnolina di Brenta. Uno scricciolo arruffato e sporco di fumo, che abbaia contro un mostro colossale, forte della sicurezza e dell’aggressività tipiche dei cani di piccola taglia. Il coccodrillo sibila e si lancia contro il minuscolo seccatore, che dal canto suo schizza come un fulmine in fondo alla via, continuando ad abbaiare. La bestia corre veloce, ma non abbastanza per acchiappare Brigitte. Qualche secondo dopo, Geraldo si ritrova da solo, ansimante, con un’improvvisa e inaspettata rivelazione. Brigitte mi ha appena salvato la pelle. Dopo aver atteso qualche altro secondo, Geraldo si rialza ed esce dalla cabina, esaminando con cautela i dintorni. Del carabiniere è rimasto gran poco; il cappello, qualche brandello della divisa… e una pistola.
Una Beretta 92. Meglio di niente… Geraldo raccoglie l’arma e controlla le condizioni del caricatore. Il poveraccio non ha fatto in tempo a sparare nemmeno un colpo. Geraldo si ritrova a pensare ai numerosi pomeriggi spesi al Poligono- nonostante le proteste della moglie, pacifista convinta- e alla sua vecchia Desert Eagle, regalo di un amico defunto, tenuta al sicuro in un cassetto, da usare in caso di bisogno. Geraldo non l’ha più ripresa in mano dopo l’incidente col pappagallo. Devo tornare a casa e recuperare la mia pistola. Un coro di grida, subito sovrastate da un ruggito terrificante, si alza da una via vicina, troppo vicina. Se non mi muovo finirò nello stomaco di qualche altro mostro. Geraldo intasca la pistola, si riallaccia con cura una scarpa, e riprende il cammino per tornare al suo appartamento.
Le strade sono nel caos: vetrine sfasciate, auto abbandonate, idranti divelti, e persone terrorizzate che fuggono in ogni direzione. Una ragazza piange cercando di risvegliare un uomo ricoperto di sangue, masticato e risputato da chissà quale creatura. Un ragazzino aiuta una vecchietta a strisciare fuori da una Volvo rovesciata. La città non aveva mai visto un simile livello di distruzione, neanche durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Geraldo cammina velocemente, pensando solo al suo obiettivo, ignorando come può le richieste d’aiuto e i richiami dei feriti. Un lucertolone simile ad uno struzzo spennato balza fuori da un vicolo e gli si avvicina sibilando. Il pensionato lo rimette al suo posto sparando due colpi, che centrano il gallinaccio nel petto e in testa.
Sorpreso dal suo stesso sangue freddo, Geraldo riprende a camminare fino alla sua via. Il quartiere è in pessime condizioni, ma rispetto al centro cittadino pare un paradiso. Mentre supera un uomo accasciato contro un cancello, il pensionato si sente chiamare. “Signor Geraldo…” esclama l’uomo con un filo di voce. Geraldo si ferma e guarda la figura. ”Signor Brenta!” E’ proprio il suo insopportabile vicino, scomparso la sera prima. Non è in buone condizioni: i vestiti sono lacerati in più punti e chiazzati di sangue, e la gamba destra è parecchio gonfia. “Mi aiuti, per favore…” geme Brenta. “Ma cosa le è successo?” “Ieri sera… a casa di Luca…una bestia… ci siamo rifugiati in soffitta…” “Come ha fatto a ridursi la gamba in quelle condizioni?” Domanda Geraldo, mentre aiuta Brenta ad alzarsi. “Sono scappato… dal tetto… caduto… Luca è rimasto là…” Geraldo sorregge Brenta e ricomincia il cammino verso il condominio, mentre l’altro continua a gemere e a lamentarsi. “Ma cosa è successo, signor Geraldo?” “Mah, esperimenti degli scienziati, secondo me. Robe da matti.” Brenta tossisce. Un rigolo di sangue scende dalle sue labbra. “Dov’è… Brigitte?” “A casa, al sicuro!” mente Geraldo. “Meno male… ero…” un ruggito interrompe Brenta. I due si voltano di scatto. In fondo alla via è apparso un altro dinosauro. La creatura è evidentemente carnivora, dotata di denti affilati e di un bizzarro corno sulla punta del muso.
Brenta inizia a gridare e a dimenarsi. “Ci mangerà! Ci mangerà! Vada più veloce!” Il dinosauro ruggisce ancora e inizia a muoversi goffamente verso i due uomini. Una delle sue zampe è ferita e lo rallenta. Che culo! Con un po’ di fortuna riusciremo a raggiungere il portone prima di quel mostro zoppo. Geraldo cerca di accelerare il passo, ma Brenta è un peso morto, e il suo continuo voltarsi ed agitarsi non aiuta molto. Il dinosauro sta guadagnando terreno. “Oh Dio oh Dio… signor Geraldo, più veloce!” Fottiti. Il cancello d’ingresso è ormai vicino. Ancora uno sforzo… “Moriremo!” TACI! Stringendo i denti, Geraldo imbocca il cancello e raggiungel'ingresso con uno sprint finale. Richiusa la porta alle sue spalle, Geraldo si accascia contro il muro, ansimando. Brenta è steso a terra, in lacrime, coi pantaloni fradici di urina. “Grazie… oh Signore grazie…” il mostro all’esterno ruggisce ancora, frustrato dalla fuga delle sue prede. Mangiati qualcun altro, bestia del cazzo. “Signor Geraldo, le devo… la vita…” “Non si preoccupi…” Brenta si rizza a sedere. I due uomini restano in silenzio per qualche minuto, immersi nei pensieri. “Secondo lei la situazione tornerà…normale?” Geraldo fa spallucce.
Ancora silenzio per qualche minuto. “Mi dispiace… per Minerva.” “Eh?” Brenta sospira profondamente. “La sua gatta…quella che ho investito… anni fa…” Geraldo si volta verso Brenta. “Che cosa ha detto?” sibila. “Non avevo mai… avuto occasione… di dirle quanto mi sia dispiaciuto…” Geraldo si alza in piedi lentamente. “Lei… è stato LEI ad investire Minerva?!” Brenta strabuzza gli occhi, rendendosi conto di aver detto qualcosa di sbagliato. “Ma… ma… sua moglie non gliel’ha detto?” Geraldo ripensa all’episodio. Minerva uccisa da un pirata della strada, sua moglie che lo aveva confortato…Sua moglie, la pacifista, che conosceva l’identità dell’assassino. E che non l’aveva mai rivelata al collerico marito, per preservare la buona pace del condominio. Mi hanno preso in giro. Qualcosa si spezza nella mente di Geraldo. La pistola è puntata contro Brenta prima ancora che lui stesso se ne renda conto. “Ma cosa fa?! La prego!” Brenta allunga le mani davanti a sé, nell’ inutile tentativo di proteggersi. Geraldo lo fissa in silenzio. “Non è stata colpa mia…! Non l’avevo vista… sua moglie mi aveva detto che glielo avrebbe spiegato lei…” Brenta è in lacrime. “La prego…la prego… non mi spari…” Geraldo continua a stare in silenzio, come valutando le richieste dell’altro, dopodiché spara. Il proiettile perfora il ginocchio sinistro di Brenta, che inizia a gridare a pieni polmoni. Geraldo apre la porta. “DIOSANTO… Lei è pazzo, un vecchio PAZZO!” urla Brenta coprendo la ferita con le mani. Geraldo afferra Brenta per le ascelle e inizia a trascinarlo all’esterno. “DIOMIO… cosa sta facendo…? MI LASCI! OH NO, mi riporti dentro! MI RIPORTI DENTRO!” Il dinosauro sente le urla e si dirige nuovamente verso il condominio. “NON PUO’ FARMI QUESTO! Lei è un pazzo assassino! Mi riporti dentro!” Il pensionato lascia cadere Brenta in mezzo al vialetto e ritorna all’interno dell’edificio. “Cristo Santo, era solo un gatto! SOLO UN GATTO!” “Non era solo un gatto. Era Minerva”. Geraldo richiude la porta. Le grida di Brenta riprendono, ma non durano a lungo. “Ti ho vendicata, Minerva.”
Geraldo sale le scale e ritorna nel suo appartamento. Ricorda perfettamente dove ha messo la Desert Eagle; è ora di recuperarla. Non mi farò certo rovinare la giornata da qualche lucertolone del cazzo. La città è nel caos, ma questo non ha importanza. Geraldo non ha ancora formulato un piano, e sa che presto dovrà abbandonare l’appartamento, ma non ha importanza. Ha due pistole, dieci caricatori, una buona mira, e un bel po’ di rabbia repressa. Per ora va bene così.
FINE?
- LA VENDETTA DI GERALDO- PARTE 1
- LA VENDETTA DI GERALDO- PARTE 2
- LA VENDETTA DI GERALDO- PARTE 3
- LA VENDETTA DI GERALDO- PARTE 4
- LA VENDETTA DI GERALDO- PARTE 5
- LA VENDETTA DI GERALDO- PARTE 6
- BANDO DEL CONCORSO