A rispondere, in una recente intervista a un quotidiano nazionale, è Joseph H.H. Weiler, Professore di Diritto presso la New York University e Professore onorario presso la London University. A lui, ebreo osservante e figlio di un rabbino, si deve nel 2010 la difesa del crocifisso nelle aule scolastiche italiane, davanti alla Grande Chambre della Corte europea.
Non è affatto vero – afferma Weiler – e non è ovunque vero che la religione debba essere esclusa dalla vita pubblica. Ad esempio, in Gran Bretagna i leader religiosi sono membri d’ufficio del Legislativo, e non solo in senso simbolico. Nell’arché di tutte le democrazie moderne, il punto di vista religioso rappresenta una delle più autorevoli interpretazioni della realtà sociale, economica e politica, anche in coloro che nella House of Lords non sono religiosi, o cristiani. Sembra, infatti, che per il popolo britannico la presenza della religione – e in particolare della tradizione cristiana – sia fondamentale per raggiungere decisioni legislative necessariamente eque. Se la stessa la cosa capitasse in Italia, se il presidente della CEI, card. Bagnasco, sedesse in Senato a legiferare, quanto sdegno solleverebbe nell’opinione di massa (e soprattutto tra gli indignados di professione, ndr)?
Citando il discorso di Papa Benedetto XVI al Parlamento tedesco nel 2011, Weiler sottolinea che quando il cristiano entra nell’arena pubblica ha l’onore e l’onere di farlo in forza della ragione, e non della fede. In Europa la problematica più allarmante dell’euro è l’attuale crisi demografica; è evidente – spiega l’eminente studioso – che la politica non può affrontare una probabilissima estinzione di civiltà con le sole armi dell’economia e della sociologia. Né tanto meno comprendere la crisi esistenziale di interi popoli nei tempi di uno o più mandati politici, spesso tra loro diversissimi e contrastanti. Considerato poi il dovere di un’Europa tradizionalmente pluralistica, è altrettanto evidente quanto la prospettiva millenaria cristiana rappresenta invece un contributo antropologico fondamentale al dibattito legislativo.
In Usa, conclude Weiler, il crollo della famiglia naturale ha provocato a detta di molti studiosi crisi sociali profonde; equiparare ad omofobia il desiderio di alcuni, compresa la Chiesa, di proteggere la famiglia naturale è una valutazione oltre che offensiva, profondamente pericolosa. È in definitiva sui temi etici – come l’inizio e il fine vita, la questione delle unioni gay o la morale sessuale in generale – che si giocherà sempre di più la sorte della nostra civiltà, mentre la tanto osannata laicità di stato dovrà rispondere delle conseguenze, anche economiche, che determinate scelte legislative comporteranno sulla vita e sul futuro di milioni di persone, e di generazioni.