La vergine di cera
Creato il 22 aprile 2013 da Theobsidianmirror
Il tenente Andrè Duvalier (Jack Nicholson), accidentalmente separatosi dal suo reggimento, sta vagando lungo la costa quando si imbatte in una giovane e bella donna (Sandra Knight) alla quale chiede aiuto. La donna non risponde e neppure sembra vederlo: si incammina silenziosa verso il mare e scompare tra le onde. Nel tentativo di seguirla per salvarla Andrè perde conoscenza e al suo risveglio, ospite di un’anziana donna accorsa in suo aiuto, inizia a chiedere informazioni circa la bella sconosciuta, ma lei sembra non essere mai esistita. Andrè arriverà a capire che per saperne di più sulla strana ragazza dovrà recarsi al castello del sinistro barone Von Leppe (Boris Karloff), sito in cima alla scogliera. Qui Andrè riconoscerà la sconosciuta nel ritratto della moglie del barone, la quale però dovrebbe essere morta da molti anni, assassinata dallo stesso padrone di casa. Che belli che erano quei vecchi film gothic-horror che venivano prodotti negli anni Sessanta! Dite un po’ quello che volete, dite che erano fatti male, che erano ingenui, dite che erano ridicoli, noiosi, privi di pathos e di qualsivoglia logica nella sceneggiatura: non posso che darvi ragione. Ma il fascino, accidenti, di quello ne avevano da vendere. E tra le migliaia di film una menzione d’onore non può che andare a questo “La vergine di cera” (The Terror), film del 1963 diretto da Roger Corman, che andrebbe ricordato soprattutto per la presenza di quella vecchia volpe di Jack Nicholson, qui alla sua prima esperienza assoluta da protagonista. La scelta di scrivere oggi di un film nel quale fu coinvolto il grande Jack non è affatto casuale, e basta farsi un giro nella blogosfera per rendersene conto. Oggi, signore e signori, è il “Jack Nicholson Day”, vale a dire un progetto messo in piedi da una dozzina di bloggers per rendere omaggio all’attore statunitense nel giorno del suo 76° compleanno. In fondo al post troverete l’elenco dei blog partecipanti: su ciascuno di essi troverete la recensione di un film di Jack Nicholson, scelto pescando a caso nella sua sterminata filmografia. C’è chi vi racconterà dell’immortale “Shining” e chi di “Chinatown”. Troverete una recensione del sempre affascinante “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e una de “L’onore dei Prizzi”. Ma ci sarà spazio anche per “Easy Rider”, “Batman” e molto altro ancora. Vi rimando alla fine del post per i dettagli.
Qui nel frattempo c’è spazio solo per “La vergine di cera” e, anche se il titolo non è attraente come quelli più noti delle grandi produzioni hollywoodiane, spero davvero che vi fermiate qualche minuto ad ascoltare quello che ho da raccontarvi in proposito. Tra l’altro la mia è stata tutt’altro che una scelta di ripiego (anche se ammetto che recensire uno “Shining” non sarebbe stato affatto male). Chi mi segue da tempo sa bene che da queste parti hanno sempre trovato ampio spazio recensioni di questo tipo. Basti pensare a “Danza Macabra” di Margheriti e alla “Maschera del Demonio” di Bava, giusto per citare i primi due esempi che mi vengono in mente. Il film di oggi ha molto in comune con i succitati capolavori: l’ambientazione gotica, il castello, il fantasma o presunto tale e, naturalmente, la nebbia di sottofondo a celare i dettagli. Su Roger Corman si potrebbe scrivere un’intera enciclopedia: regista, attore, produttore e chi più ne ha più ne metta. A lui si devono centinaia di capolavori venuti alla luce nella seconda metà del secolo scorso, equamente suddivisi tra il genere horror e la fantascienza. Geniale è forse l’aggettivo che più gli si adatta, visto che con pochi (se non nulli) mezzi a disposizione è sempre riuscito a ricavare qualcosa da proporre al suo pubblico.
La genesi de “La vergine di cera” è forse l’esempio perfetto di come, in quegli, anni la parola d’ordine fosse arrangiarsi: nel 1963 il regista di Detroit stava girando "I maghi del terrore" (The Raven), un film ispirato, come era consuetudine in quegli anni, al genio di Edgar Allan Poe. Protagonisti della pellicola erano tre mostri sacri del genere: Vincent Price, Peter Lorre e Boris Karloff. Ebbene, le previsioni delle riprese per "I maghi del terrore" erano di 19 giorni; Corman lo terminò invece in 16 e allora che fare, dato che alla scadenza del contratto di Karloff mancavano ancora 3 giorni? Semplice, girare un altro film nei 3 giorni rimanenti! Eh già, a quei tempi anche i mostri sacri lavoravano a cottimo, non come adesso dove, se una faccia è anche solo un attimino nota, è necessario pagare fior di milioni una singola posa. A supporto di Boris Karloff venne affidata la parte di co-protagonista ad un giovane e sconosciuto Jack Nicholson, che fino a quel momento aveva a curriculum, grazie allo stesso Corman, solo un paio di parti secondarie, nel già citato "I maghi del terrore" e in quell’indimenticabile capolavoro passato alla storia con il titolo de "La piccola bottega degli orrori”. Assieme a Jack Nicholson fu scritturata anche la di lui moglie, Sandra Knight.
Il tempo era tiranno e non c’era modo di mettersi a scrivere una sceneggiatura degna di questo nome, né di pensare troppo ai particolari. Furono buttate giù due paginette al volo e si cominciò subito a girare, al fine di poter sfruttare quanto più possibile il volto di Karloff. Anche le scenografie furono riciclate dai precedenti "La città dei mostri" e - appunto - "I maghi del terrore".
Dopo tre giorni, come da accordi, Boris Karloff fece le valigie e salutò tutti, ma quanto era stato realizzato era già abbastanza. Il film fu poi completato con relativa calma e montato, non senza difficoltà, nei tre mesi successivi. Come spesso accadeva all’epoca, per tappare i buchi di narrazione si fece ampio ricorso a scene riciclate da film precedenti (espediente che, raccontato oggi, fa rabbrividire). Roger Corman, preso da nuovi progetti, abbandonò però ben presto la direzione del film, affidando la macchina la presa allo stesso Jack Nicholson e ad un giovane apprendista appena uscito dall’università: il suo nome era Francis Ford Coppola (non accreditato).
La cosa incredibile è che "La vergine di cera", nonostante sia stato in gran parte improvvisato, nonostante i tempi di realizzazione ridotti al minimo e i bassi costi di produzione, si rivelerà alla fine un film davvero affascinante, che vale senz’altro la pena recuperare.
E mentre state cercando disperatamente i links per scaricarvelo aggratis, io passo oltre e vi ricordo che oggi è il Jack Nicholson Day per cui, se non avete di meglio da fare, vi invito ad andare a visitare i blog dei colleghi che oggi hanno voluto contribuire a questo piccolo progettino. L'elenco dei partecipanti e i links dei film da loro recensiti lo trovate naturalmente qui di seguito...
Batman (Tim Burton, 1989) su Combinazione casuale
Chinatown (Roman Polanski, 1974) su Il cinema spiccio
Cinque pezzi facili (Bob Rafelson, 1970) su In Central Perk
Conoscenza carnale (Mike Nichols, 1971) su Director's Cult
Easy Rider (Dennis Hopper, 1969) su Il Bollalmanacco di cinema
Heartburn - Affari di cuore (Mike Nichols, 1986) su La fabbrica dei sogni
Il grande inganno (Jack Nicholson, 1990) su Montecristo
Il postino suona sempre due volte (Bob Rafelson, 1981) su Cooking Movies
La promessa (Sean Penn, 2001) su 50/50 Thriller
La vergine di cera (Roger Corman, 1963) su The Obsidian Mirror
Le streghe di Eastwick (George Miller, 1987) su Pensieri Cannibali
L'onore dei Prizzi (John Huston, 1985) su Scrivenny
L'ultima corvè (Hal Ashby, 1974) su Viaggiando (meno)
Mars attacks! (Tim Burton, 1996) su Direzione errata
Missouri (Arthur Penn, 1976) su Aloha Los Pescadores
Non è mai troppo tardi (Rob Reiner, 2007) su Triccotraccofobia
Professione: Reporter (Michelangelo Antonioni, 1975) su Le maratone di un Bradipo Cinefilo
Qualcosa è cambiato (James Brooks, 1997) su Life Functions Terminated
Qualcuno volò sul nido del cuculo (Milos Forman, 1975) su White Russian
Shining (Stanley Kubrick, 1980) su Movies Maniac
The Departed (Martin Scorsese, 2006) su Ho voglia di cinema
Voglia di tenerezza (James Brooks, 1983) su Cinquecento Film Insieme
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