Il Corriere della Sera, ad esempio, come se questo giustificasse anche solo parzialmente il comportamento italiano, dice: «Benché Ablyazov sia chiaramente un dissidente politico, bisogna ricordare che sulla sua testa pende anche un mandato di cattura per reati finanziari emesso dalla Russia, che gli ha contestato una serie di reati finanziari, tra cui una frode da 5 miliardi…». Per cui il Kazako è dissidente, sì, ma pure delinquente, per cui, tutto sommato, non abbiamo fatto poi così male.
Tutti, o quasi, i giornali e i telegiornali ci tengono a tranquillizzarci: la donna (e la figlioletta di sei anni) «non è in prigione né ai domiciliari, solo obbligo di dimora ad Almaty» secondo l’Unità. E questa è la cosa più sconcertante. Accendiamo per un momento il cervello a dispetto della volontà di chi ci guida e conduce, che ci vorrebbe tutto acefali spettatori televisivi e pensiamo. Ma davvero crediamo che ora, con tutti i riflettori del mondo puntati addosso, qualcuno in Kazakistan torcerebbe un capello alle due sventurate? Certo che no. Basta aspettare che i riflettori si spengano, perché si spegneranno presto, come sempre succede su queste cose mediatiche ed emotive, e le due saranno trasferite in qualche luogo segreto e l’uomo sarà minacciato in maniera seria e credibile che le sue congiunte vengano torturate e uccise.
Né l’Unità né il Corriere ne faranno parola, tanto ci siamo già scordati. E noi saremo tutti con la coscienza a posto, Letta avrà fatto la sua inchiesta e avremo incolpato il solito funzionario ci poco valore che, accusato di eccesso di zelo, verrà trasferito ad arrestare pecore in Sardegna.
Luca Craia