La verità è un’interminabile agoniaLe 10 regole per scrivere di Zadie Smith

Creato il 13 maggio 2012 da Tiziana Zita @Cletterarie

Che la scrittura, e più precisamente la narrativa, sia il luogo della verità l’ho capito da un po’ (ma non da tanto). Nella vita infatti la verità non si può dire e non perché non si è abbastanza coraggiosi per farlo, come pensavo un tempo (quando la dicevo), ma perché la verità è cattiva, fa del male e soprattutto non serve a niente.
Non possiamo dire agli altri niente che non sappiano già, che non siano già pronti ad accettare. “I consigli servono solo a chi li dà e in quanto gli tolgono un peso dalla coscienza”: scrive Trevanian in Shibumi.
Il luogo per dire la verità è l’arte. Lì ci si può sfogare. Il fatto che sia “per finta” protegge l’autore e gli permette di spingersi fino in fondo.
La scrittrice Zadie Smith ha individuato 10 regole per scrivere narrativa. Eccole:

1 Da bambino assicurati di leggere molti libri. Passa più tempo a fare questo che qualsiasi altra cosa.
2
Da adulto, cerca di leggere il tuo lavoro come se lo leggesse un estraneo, o meglio ancora, un nemico.
3
Non romantizzare la tua “vocazione”. Puoi scrivere sia buone frasi che il contrario. Non esiste nessuno “stile di vita dello scrittore”. Tutto quello che conta è ciò che lasci sulla pagina.
4
Evita le tue debolezze. Ma fallo senza raccontarti che le cose che non riesci a fare non valgono la pena. Non mascherare l’insicurezza col disprezzo.
5
Lascia un discreto periodo di tempo tra lo scrivere e il correggere.
6
Evita le bande, i gruppi e le cricche. La presenza di una folla non renderà migliore ciò che hai scritto.
7
Lavora su un computer che non sia collegato a internet.
8
Proteggi il tempo e lo spazio in cui scrivi. Tieni tutti a distanza, anche le persone per te più importanti.
9
Non confondere il successo con la realizzazione.
10
Di’ la verità anche se velata – ma dilla. Arrenditi alla tristezza che viene dal non esser mai soddisfatto.

 A parte le regole 5 e 7 su cui non sono del tutto d’accordo – ognuno hai suoi metodi – e la 1, che prendo come un’esortazione a leggere fin da bambini (il loro compito precipuo consiste, a mio parere,  nell’arrampicarsi sugli alberi), quelle che soprattutto apprezzo sono le regole umili (3, 4, 6, 9). Mi piace la sua intransigenza quando dice di non montarsi la testa, di non farsi confondere dal successo e di non perdere la lucidità per giudicare severamente ciò che si è scritto. Vede il rischio dei gruppi e delle cricche che si accordano nel dire che una certa cosa è bella o brutta e finiscono per offrire un quadro distorto del valore dell’opera. E poi c’è la solita storia della volpe e l’uva: quanto è facile disprezzare quello che non riusciamo a fare!
L’ultimo punto riguarda la verità. La bella scrittrice dagli occhi malinconici abbina la verità alla tristezza e all’insoddisfazione. Forse perché come scrive Louis Ferdinand Céline:

La verità è un’interminabile agonia.
La morte è la verità di questo mondo.
Bisogna scegliere: o morire, o mentire.


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