La verita' ti fa male lo sai

Creato il 11 aprile 2011 da Idl3

La verita' ti fa male lo sai

L'inchiesta della puntata di ieri di Report riguardava, tra le altre cose, i social network, soprattutto YouTube e FaceBook. Come ogni inchiesta l'obiettivo era quello di far emergere ed evidenziare, quanto piu' possibile, quel che spesso gli spettatori ignorano o sanno ma hanno bisogno che glielo si dica per vederne i pericoli o la gravita'.


E' stato cosi' anche nella puntata di ieri, io non l'ho vista, ne ho letto la trascrizione questo pomeriggio. La mia impressione e' che non dica nulla che gia' non si sapesse, ma ovviamente il target della puntata non ero io, e non erano neppure i tanti che gia' conoscono i pericoli che si nascondono in rete per la privacy e la sicurezza. No, la puntata era rivolta ad altri, a tutte quelle persone che vedono nei servizi gratuiti offerti in rete un posto dove sentirsi sicuri, che sono ignari dei pericoli, che li sottovalutano o che semplicemente non ne sono interessati.
Invece e' successo che la puntata abbia si scosso gli spettatori, ma quelli sbagliati, quelli a cui non era rivolta la puntata, quelli che sono "esperti di Web 2.0" o almeno dicono di esserlo. Quelli che fanno dei social network un lavoro, e che dunque, probabilmente, hanno anche qualche interesse a che gli utenti non ne abbiano paura. Chi rende Internet il centro della propria vita, e' possibile che tenda a prendere ogni critica rivolta ad Internet come un'offesa personale. Cosi' ecco spuntare in ogni dove esperti che ritengono la puntata troppo semplicistica, un'inchiesta che, ricordo, trattava di un tema cosi' complesso che questi stessi esperti impiegherebbero una vita a spiegarlo (e forse anche a capirlo). Altri hanno criticato la puntata dicendo che non c'erano abbastanza esperti, mancavano voci obiettive. Ma e' veramente obiettivo chi basa il proprio giudizio della puntata sul suo parziale (anche se esperto) punto di vista (e forse anche tornaconto)?

Trattare temi complessi in televisione (ma anche sui blog e sui social network) e' impossibile. Non perche' chi lo fa non lo faccia con serieta' e professionalita', ma semplicemente perche' il mezzo non lo consente. La realta' e' troppo complessa per essere compresa da tutti, e spiegarla e' anche piu' difficile, inoltre anche chi la comprende, comprende una sua realta', parziale e soggettiva, che puo' essere differente da quella compresa dagli altri. Non dimentichiamo che si tratta di un programma che in un'ora deve provare a spiegare una realta' complessa a chi non la conosce, non era una pubblicazione scientifica di 300 pagine rivolta ad esperti. La puntata dei derivati, ad esempio, e' stata altrettanto superficiale (anzi, anche di piu'), hanno fatto sentire solo chi ne parlava in un certo modo, ma funziona cosi', era rivolta a un pubblico a digiuno di questa materia, difficile da spiegare e pure da capire. Del resto se uno si interessa all'argomento, le altre voci, gli altri pareri e tante altre piu' approfondite informazioni puo' benissimo andare a cercarsele da solo senza stare li ad aspettare che gliele fornisca la televisione (o un blogger/esperto/tipo). Oppure crediamo che la TV abbia uno scopo educativo?
Il problema e' che la puntata di ieri ha trattato una materia della quale in tanti (troppi) si reputano esperti (a torto o a ragione), e dunque in tanti hanno percepito (o letto i commenti altrui e ri-commentato a pappagallo) le mancanze, le imprecisioni, le semplificazioni, ecc. E anziche' completare queste mancanze, correggere le imprecisioni e approfondire i temi trattati con superficialita' cosa hanno fatto? Sterili e inutili critiche. Forse per incapacita' di approfondire loro stessi l'argomento, hanno piagnucolato di come la puntata fosse fatta male, di come loro siano i grandi esperti e i giornalisti di Report non capiscano nulla. Ecco, questa e' la maturita' dei cosiddetti esperti, questa e' la maturita' della rete e del suo popolo. Un popolo che o ignora i lati negativi della rete, o critica chi ne parla.

Eppure i pericoli non sono pochi, una privacy che sempre piu' volentieri sacrifichiamo sull'altare della comodita', gli attacchi sempre piu' numerosi alla net neutrality, il ruolo sempre piu' passivo degli utenti nella creazione di informazioni in rete, il cloud computing e i servizi gratis usati per rinchiudere gli utenti in una gabbia dorata, la terribile situazione di Internet in Italia (dove c'e' chi vorrebbe che il futuro della rete fosse la TV), i meccanismi messi in atto da chi vuole manipolare la realta' in rete, il ruolo dei social media nella creazione e diffusione delle informazioni, e la paura che hanno in tanti di esprimere la propria contrarieta' e le proprie preoccupazioni verso i nuovi e antichi strumenti.

Se i pericoli esistono, perche' "dare addosso" con tanta rabbia a chi, anche se con superficialita', cerca di comunicarli? Il problema in parte credo sia dovuto al fatto che vediamo i benefici della rete come qualcosa di cui noi singolarmente ci possiamo appropriare, mentre i rischi li vediamo solo come un pericolo remoto, che se ci va bene colpiranno gli altri e non noi, e se dovessero colpire anche noi, "mal comune mezzo gaudio", ci sara' qualcuno che comunque interverra' per aiutarci. Ne avevo gia' parlato (anche se solo accennato) a proposito de "Il rischio della sottovalutazione del rischio", dove avevo scritto:

"Sottovalutiamo i rischi, crediamo (o vogliamo credere) agli "esperti", che ci assicurano che le nuove tecnologie, i nuovi strumenti, possono essere utilizzati senza pericolo. Perche' sottovalutiamo i rischi di questi strumenti "innovativi"? Principalmente perche' non conosciamo gli effetti di questi nuovi strumenti, non abbiamo esperienza empirica per poterli valutare. Senza esperienza entra in gioco il desiderio e l'auto-illusione. Vediamo i rischi come qualcosa di assolutamente remoto, e scommettiamo sul fatto che colpira' gli altri ma non noi. Mentre i benefici li calcoliamo tutti, e li sentiamo tutti nostri. In questo modo, socializzando le perdite e privatizzando gli utili, non conta quanti alti possano essere i rischi, avremmo sempre l'incentivo a rischiare. In economia si chiama moral hazard (in un terribile italiano azzardo morale). In una simile situazione sono tutti portati a "imbrogliare" e sottovalutare i rischi, che siano essi elettori, utenti, agenzie di rating, esperti e scienziati."

Non e' che a furia di aver a che fare con la rete la sentiamo cosi' parte di noi da non riuscire piu' ad essere obiettivi nei suoi confronti e riuscire ad accettare le critiche? Non e' che abbiamo cosi' tante aspettative verso Internet da averle dato un valore salvifico e sovraumano? Internet sta' diventando veramente come la televisione, piena di autoproclamatisi esperti e pseudo professionisti autoreferenziali che vedono il loro piccolo grande inattaccabile mondo come il migliore dei mondi possibili, con la paura che la verita' possa far loro perdere l'illusione di questo piccolo paradiso terrestre artificiale. Perche' se e' cosi', allora la situazione e' molto piu' grave di quanto dieci inchieste di Report potranno mai spiegare.


Pubblicato il 11/04/2011 ^


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