Poi ho avuto il mio primo motorino e a 16 anni la prima vera moto. Oramai non davo più peso alla questione delle strisce scivolose, considerandola un dato di fatto da accettare per quello che è, una sorta di rischio del mestiere inevitabile. Però la cosa continuava a darmi fastidio. Fortunatamente non sono mai incappato in cadute a causa delle strisce viscide, ma ho conosciuto persone alle quali è successo sia in bicicletta che in moto. Mi è persino giunta notizia di qualche pedone scivolato sulle strisce mentre stava attraversando la strada, procurandosi infortuni anche seri, come lussazioni e fratture. A questo punto mi sono chiesto: <<ma che senso ha fare degli attraversamenti pedonali insidiosi per gli stessi pedoni!?>>. Domanda legittima, non vi pare?
Intanto gli anni passavano e le mie priorità erano altre. Finché non ho cominciato a percorrere lunghe distanze con la moto di turno, veri e propri viaggi. E così un giorno sono arrivato fino all’Austria. Anche là era pieno di vernice bianca sull’asfalto, ma stranamente passandoci sopra non notavo scivolamenti e instabilità della moto. Il mio cervello, a questo punto, si è rimesso a pensare intensamente alla questione. Così ho cercato informazioni su internet, scoprendo che non ero certamente stato il primo a riflettere sull’argomento. In tanti avevano già denunciato il fatto da anni. Motociclisti, ciclisti e persino pedoni vittime di cadute provocate dall’assurda scivolosità delle strisce bianche italiane. La faccenda era risaputa, dunque. Ed era anche risaputo che all’estero, in qualsiasi altro paese europeo, tale problema non esisteva…