La viaggiatrice virtuale

Da Emmagiulia

E così, mentre mi accingo a partire per un viaggio reale, ne creo uno di virtuale, dove libero l'anima di una donna ingabbiata nella sua volontaria prigionia.
Tornerò in tempo per votare ai referendum del 12-13 giugno.


   La viaggiatrice virtuale

Quando Linda decise di partire si preparò mentalmente all'idea molto tempo prima e cominciò a selezionare tutta una serie di siti per programmare il viaggio nei minimi dettagli. Certamente non voleva trovarsi in situazioni poco piacevoli per colpa di una sua inadempienza.
Il viaggio doveva essere di almeno una quindicina di giorni; certo, se la durata fosse stata inferiore lei non ne avrebbe risentito e per gli altri non ci sarebbe stato alcun cambiamento.
Poi avrebbe staccato il filo del telefono e riposto il pc al riparo, sotto un telo plastificato che lo avrebbe protetto dai suoi melanconici attacchi imprevisti.
In ufficio aveva detto a tutti che sarebbe partita per l'Austria: un bel viaggetto in una zona di montagna, per non dimostrare abbronzature particolari al ritorno.
Si comprò un bel po' di scatolame e surgelati, così per quindici giorni non avrebbe sofferto la fame.
“Domani il gran giorno!” le disse la collega.
“Già, già...” arrossì.
Lavorava come impiegata in una grande finanziaria e spesso le capitava di non conoscere chi  sedeva nella scrivania accanto. Era da vent'anni che lavorava così e ormai aveva visto un continuo turn over tra le impiegate. D'altra parte solo una donna avrebbe accettato un lavoro così sedentario e poco gratificante, senza possibilità di carriera, e nel tempo erano sparite anche le compagne di lavoro più simpatiche per lasciar spazio a quelle rompiscatole, che parlavano tutto il giorno della famiglia, dei figli, degli altrettanto petulanti mariti. Il lavoro era per loro solo una paga mensile. Le guardava con commiserazione.
Lei si era sempre sentita completamente libera, fino a quella maledetta cena di lavoro.
Il direttore prima delle vacanze estive era solito organizzare una cena con tutti i dipendenti. Si trattava di una cena abbastanza grandiosa e impersonale in cui ci si scambiavano quattro battute insensate tanto per rendere meno noiosa una serata cui era impossibile rinunciare.
Il discorso era naturalmente scivolato, come ogni volta, sulla meta delle vacanze estive. Lei sorvolava vagamente e i suoi colleghi di rado approfondivano l'argomento, ma quella volta no. Il direttore ad un certo punto l'aveva guardata con un sorriso strano: “E lei, signora Linda, anche lei sempre così puntuale e precisa al lavoro, dove andrà di bello in vacanza?”
Quarantaquattro occhi la guardavano con curiosità.
Tutta colpa di questa maledetta maglietta rossa che attira l'attenzione, pensò Linda. E la collega a fianco le dava una gomitata, invitandola a rispondere dinnanzi a quel devoto interessamento del direttore.
“In Austria, una quindicina di giorni”, rispose di getto, ripensando a quell'articolo sulle bellezze delle montagne di Sissi, che aveva letto proprio quella mattina.
“Bellissimo, ci racconterà poi...”, aveva continuato a sorriderle quella nullità di pallone gonfiato.
Non se ne capacitava, il giorno dopo tutti le avevano fatto i complimenti per quella scelta inusuale in un periodo in cui le mete più ambite erano spiaggie da sogno rinfrescate da palme e mari cristallini.
Linda abitava da sola, in centro a Milano, in un piccolo appartamento all'interno di un grande condominio storico, vicino alle vie più belle della Città. Era una di quelle donne che sembrano essere sempre le stesse nel corso degli anni, a venti, a trenta, a quaranta e ora a cinquantanni portava la sua età come un accessorio di Chanel, mai fuori moda e informale. Ma la domanda che ci si poneva era se una donna così fosse mai stata realmente giovane...

(CONTINUA)

P.S. Le foto sono tratte dal web e non hanno alcuna attinenza con il racconto, frutto di pura fantasia.


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