Ma la Villa di Poggio a Caiano qui non è solo famosa per questo ma anche perché da sempre la sua storia è legata alle figure femminili invise alla famiglia de’ Medici.
LA VILLA DI POGGIO A CAIANO NELLA STORIA
Lorenzo il Magnifico fu il committente della villa, che venne edificata su progetto di Giuliano da Sangallo alle pendici del monte Albano, in bellissima posizione, all'interno di una vasta proprietà agricola, posta tra Firenze, Prato e Pistoia.
Lorenzo incaricò Giuliano da Sangallo di realizzare una villa che divenne il prototipo della dimora signorile di campagna nei secoli successivi. Lorenzo infatti, tramite il suo architetto preferito, fu tra i primi a concepire uno spazio agreste in cui il territorio venisse ordinato e plasmato secondo le esigenze dell'armonia.
Con la morte di Lorenzo nel 1492 i lavori alla villa erano ancora in gran parte incompiuti e subirono un vero e proprio arresto tra il 1495 e il 1513, a causa dell'esilio dei Medici da Firenze. La villa era completa solo per un terzo, con il prospetto frontale e il basamento con il portico già completi.
Tra il 1513 e il 1521, dopo il rientro dei Medici, i lavori vennero portati a termine su iniziativa del figlio di Lorenzo, Giovanni, nel frattempo diventato Papa Leone X. Venne realizzata la volta del salone centrale al primo piano con lo stemma papale (che da allora fu detto Salone di Leone X), su disegno di Giuliano da Sangallo.
La villa di Poggio a Caiano rimase sempre la residenza estiva dei Medici e, oltre ad ospitare numerose personalità, fu teatro di importanti avvenimenti della loro storia dinastica. In particolare alla villa venivano accolte, prima di giungere a Firenze, le spose straniere dei membri della famiglia, che qui ricevevano l'omaggio della nobiltà fiorentina: è il caso di Giovanna d'Austria, prima moglie di Francesco I e di Cristina di Lorena, moglie di Ferdinando I. Si celebrarono qui, tra gli altri, i matrimoni tra Alessandro de' Medici e Margherita d'Austria (1536), tra Cosimo I ed Eleonora da Toledo (1539).
BIANCA CAPPELLO E FRANCESCO I
Un capitolo a sé merita la storia di Bianca Cappello e di Francesco I: nella Villa del Poggio vi sono i suoi appartamenti, dove è possibile percepire più nitidamente che altrove l'aspetto rinascimentale della Villa.
Bianca Cappello era una nobildonna veneziana molto colta e raffinata, che ebbe una relazione con il Granduca Francesco I. Questa relazione segreta che coinvolgeva il sovrano della città, già sposato con Giovanna d'Austria e con una donna a sua volta già sposata, fu uno dei più grandi scandali del Rinascimento e una delle pagine più romanzesche della saga dei Medici: anche se i due amanti fecero di tutto per restare al coperto, la loro storia fu argomento di dicerie e maldicenze sin dall'inizio.
A Poggio a Caiano la loro storia visse alcuni dei momenti più importanti, infatti qui venne relegata la donna, odiata dalla famiglia e la corte medicea tutta schierata con la sposa legittima, strategicamente allontanata da Firenze. All'inizio fu confinata in una villa secondaria sulle alture di Poggio a Caiano chiamata Il Cerretino, e in tale occasione nacquero alcune fantasie popolari, come l'esistenza di un corridoio sotterraneo tra le due ville che permettesse ai due amanti di incontrarsi segretamente. Con la morte del marito di Bianca e di Giovanna d'Austria i due amanti poterono finalmente sposarsi e trascorsero a Poggio a Caiano alcuni dei momenti più belli della loro vita coniugale. Gli appartamenti di Bianca Cappello al piano terreno ancora testimoniano questo legame con la villa. Nella villa i due trovarono anche fatalmente la morte nell'ottobre 1587, l'una a un giorno di distanza dall'altro: solo uno studio scientifico dal 2004 al 2006 ha permesso di appurare che essi furono veramente avvelenati con l'arsenico e non, come descrivevano le cronache ufficiali, uccisi dalla febbre terzana. A tale scopo sono state effettuate ricerche all'interno della chiesa di Santa Maria Assunta a Bonistallo qui presso Poggio a Caiano, dove erano state deposte, dopo l'autopsia, le viscere dei due sovrani, mentre i corpi venivano trasportati a Firenze. L'esame dei resti ritrovati ha confermato tracce di arsenico. Oggi è visitabile solo la stanza del Camino degli appartamenti di Bianca Cappello. La stanza, sebbene restaurata ecletticamente nell'Ottocento, conserva ancora il bel camino in marmo bianco, con il pianale sorretto da due telamoni scolpiti on notevole forza plastica.
Nel 1661 giunse a Firenze Margherita Luisa d'Orléans, cugina di Luigi XIV e sposa di Cosimo III. La principessa, profondamente diversa per carattere dal cupo e ultra-religioso Cosimo e soprattutto sopraffatta dalla Granduchessa madre Vittoria della Rovere, venne di fatto relegata a Poggio a Caiano. Per alleviare la "prigionia", oltre al seguito di circa centocinquanta persone, fece costruire il teatro al primo piano, prima di tornare definitivamente in Francia nel 1675.
Alla morte di Giangastone (1737), fratello di Ferdinando ed ultimo discendente dei Medici, la Villa passò ai nuovi Granduchi toscani, gli Asburgo-Lorena, che continuarono ad utilizzarla come residenza estiva o come punto di sosta durante i loro viaggi verso Prato o Pistoia.
Con la conquista napoleonica, la Toscana entrò nella sfera di influenza francese, prima come regno d'Etruria e poi come parte dello stesso Impero francese. La Villa subì modifiche interne ed esterne (soprattutto ad opera di Pasquale Poccianti) su iniziativa della reggente Maria Luigia d'Etruria e successivamente di Elisa Baciocchi Bonaparte, sorella di Napoleone, dal 1804 principessa di Lucca e Piombino e dal 1809 granduchessa di Toscana. La Villa di Poggio divenne una delle sue residenze preferite e pare che proprio qui si sia consumata una presunta relazione amorosa tra lei e il celebre violinista Niccolò Paganini, che tenne nel teatro della villa numerosi concerti. Vi si esibirono, tra gli altri, anche Giovanni Paisello, Etienne Nicolas Méhul e Gaspare Spontini..Con la restaurazione (1819) proseguirono le riparazioni e i lavori di riordino (soprattutto nel giardino, dove fu costruita la limonaia, solenne opera di Pasquale Poccianti, e fu realizzato il parco all'inglese).
Quando Firenze divenne capitale, Vittorio Emanuele II, amante dei cavalli e della caccia, fece risistemare la Villa: furono costruite nuove scuderie ed alcune sale al piano terra vennero ridecorate, come la sala da biliardo al pian terreno o la Sala dei Pranzi, su progetto dell'architetto Antonio Sailer. Con Vittorio giunse al Poggio anche la "bella Rosina", ossia Rosa Vercellana, una popolana torinese e amante del re e poi sua moglie morganatica. Testimonianza di questa ennesima storia d'amore che ha avuto come teatro la Villa sono due belle camere da letto, visitabili al primo piano.
LE OPERE ARTISTICHE PRESENTI NELLA VILLA DI POGGIO A CAIANODi particolare importanza artistica è il fregio in terracotta invetriata in tricromia (bianco, blu e verde) che si vede oggi sull'architrave del timpano sulla facciata principale della villa è una copia eseguita nel 1986 dalla manifattura Richard-Ginori, mentre l'originale si trova in una sala al primo piano della villa. Quest'opera è lunga 14 metri e 22, alta 85 centimetri ed di attribuzione e datazione incerta.
Al primo piano si trova l'ambiente più interessante della Villa: il salone Leone X, posto al centro dell'edificio e terminato intorno al 1513. Secondo il Vasari la decorazione della volta appartiene solo in parte al Sangallo il resto sarebbe opera del Franciabigio e di Cosimo Feltrini. La decorazione ad affresco è uno dei cicli pittorici più importanti del periodo del manierismo.
A metà del XVI secolo circa, sotto Cosimo I, Niccolò Tribolo risistemò i giardini e terminò la costruzione delle scuderie[3] (1548). La veduta d'insieme dell'assetto del giardino e delle scuderie dopo l'intervento del Tribolo si ha nella famosa lunetta .
Di grande interesse sono i giardini che circondano la Villa, e risalgono soprattutto all'Ottocento.Fino al Seicento infatti il giardino della villa era piuttosto semplice se paragonato a quelli di Castello o della Petraia: aree sterrate e aree boschive ordinate, con un giardino all'italiana a destra, il tutto privo di fontane e di decorazioni scultoree, come appare dalla lunetta di Giusto Utens. I giardini furono ridisegnati dopo il 1811, ma senza seguire del tutto l'originario progetto elaborato dall'ingegnere Giuseppe Manetti, su commissione di Elisa Baciocchi. Louis Martin Berthauld nel 1813 annotò la desolazione del piazzale antistante la villa e si propose di rimediare al fatto che i vari luoghi di delizia del parco, che sarebbe vastissimo, sono in realtà isolati gli uni dagli altri: la villa e il bosco retrostante sono attigui, ma il giardino all'italiana è tagliato dalla via per Prato e il Barco Mediceo di Bonistallo (da non confondersi con il ben più grande Barco Reale posto sul crinale del Montalbano), un bosco destinato alla caccia che ancora oggi sale sulla collina antistante la villa verso la chiesa di San Francesco, dalla strada per Pistoia; le Pavoniere, oltre le Cascine e ancora esistenti, sono invece separate dal fiume Ombrone.
Attualmente solo la parte dei giardini che si estende oltre la facciata posteriore della Villa, verso l'Ombrone, si presenta come un giardino all'inglese, con viali ombreggiati ed angoli caratteristici. Sul lato destro della Villa essi hanno invece mantenuto l'aspetto di un giardino all'italiana, con una vasca centrale e numerosi vasi di limoni. Il giardino è qui recinto su tre lati e chiuso sul quarto dalla già citata limonaia-stanzone del Poccianti. I giardini sono arricchiti da rare specie vegetali e da alcune statue, come quella in terracotta raffigurante la cattura della ninfa Ambra da parte di Ombrone descritta da Lorenzo de' Medici nel suo poemetto Ambra.Oggi il parco è visitabile, nonostante problemi di carente manutenzione, essendosi notevolmente ridotto per limitatezza di fondi l'impiego di giardinieri alla villa. La parte più curata resta il bel giardino all'italiana davanti alla limonaia, con aiuole geometriche che ritagliano vialetti, dipanandosi da una fontana dal grosso invaso circolare.