La villa e il tempio di Montegibbio

Creato il 22 giugno 2012 da Kimayra @Chimayra

Pavimento in opus signinum della villa di Montegibbio

Ricerche archeologiche iniziate nel 2007 in località Poggio di Montegibbio (Sassuolo), hanno permesso di riscoprire una villa urbano-rustica di età romana, in cui sono state subito evidenziate ben quattro fasi di occupazione, dal I secolo a.C. fino al VI secolo d.C..
Già nel 2006 erano state ritrovate, in loco, raffinate ceramiche da mensa, intonaci dipinti e frammenti di tubuli fittili che si riferivano a impianti termali o di riscaldamento. I resti più importanti si riferiscono alla prima fase insediativa, risalente al I secolo a.C.. In quest'epoca era installata in questo luogo una villa romana composta da una pars urbana dotata di ambienti estremamente raffinati e residenza del dominus, e da una pars rustica con ambienti di carattere prettamente rurale. Esempio della pars urbana è un cubiculum con splendido pavimento in opus signinum, con decorazione simile a un tappetto con caratteri geometrici. L'opus signinum è un tipo di pavimentazione costituita da una base formata da calce mescolata a frammenti di terracotta, decorato da tessere di mosaico sparse, regolarmente intervallate o disposte a formare un disegno geometrico, oppure da frammenti di marmi o pietre bianche o colorate. Il termine "signinum" deriva dalla città di Segni (Signa), in provincia di Roma, dove le fonti antiche riferiscono sia stata inventata questo tipo di pavimentazione.

Alcuni dei reperti provenienti dallo scavo di Montegibbio

Questo ritrovamento, di per sé già significativo, è ancora più importante a causa delle evidenze di un evento catastrofico che ha causato, in epoca antica, la distruzione dell'abitato di primo periodo. Il pavimento in opus signinum del cubiculum e le pareti che lo delimitano sono collassati per circa un metro di profondità dal piano originario di posa, il che è indice di un forte terremoto, avvenuto intorno al I secolo a.C. e riconducibile alla salsa di Montegibbio. A quest'ultima fa riferimento lo storico e naturalista romano Plinio il Vecchio, che nella sua Naturalis Historia narra dello scontro tra due monti identificati dagli studiosi con le "mammelle" della salsa di Montegibbio, che distrusse le ville romane di quest'area del modenese nel 91 a.C.. L'ultima attività nota della salsa di Montegibbio è attestata nel 1835 dallo studioso Giovanni De' Brignoli di Brunhoff. Le salse sono vulcani che eruttano fango e acqua salata in seguito alla fuoriuscita, dal sottosuolo, di gas metano.
Sul cubiculum furono poi costruiti altri ambienti in epoca imperiale, probabilmente nel III secolo d.C.. L'ultima fase insediativa è riconducibile al V-VI secolo d.C. ed è caratterizzata da muri in ciottoli e da un grande basamento in laterizio.
Accanto all'insediamento abitativo costituito dalla villa, sono stati ritrovati i resti di una fornace, attiva dalla fine del II secolo a.C., che produceva non solo laterizi per la costruzione e il restauro eventuale degli ambienti pertinenti la villa, ma anche anfore per olio e vino, nonché dolia, grossi vasi per la conservazione delle derrate alimentari. Tra i reperti riguardanti la fornace sono stati ritrovati numerosi distanziatori fittili di forma cilindrica e alcuni frammenti di tubuli usati per costruire le volte di fornaci ed edifici pubblici e privati (detti orieni).
Nella zona a nord della villa, poco lontano dall'insediamento abitativo, sono emersi, inoltre, resti di mura in ciottoli squadrati che fanno riferimento ad una precedente struttura edificata al di sopra di un crollo che, a sua volta, si riferisce ad una struttura più antica di carattere monumentale. Quest'ultima è stata identificata come un santuario dedicato a Minerva, ipotesi rafforzata dal ritrovamento dei resti di una coppa in ceramica recanti l'iscrizione "[...] Miner sum", "sono dedicato a Minerva". I blocchi dell'antico santuario vennero, in seguito, riutilizzati nelle costruzioni successive.

Frammento di coppa in ceramica con iscrizione
dedicatoria a Minerva

Il tempio dedicato a Minerva è da mettersi strettamente in relazione alla presenza di acque salutari che scorrevano in prossimità dell'insediamento. Si tratta, quasi sicuramente, di fonti salate, polle di petrolio e vulcani di fango. Publio Ovidio Nasone conferma che Minerva era certamente una divinità dagli aspetti diversi, protettrice dei medici e della medicina (Minerva Medica), oltre che legata all'intelligenza ed alla guerra. Il culto di una Minerva Medica è, del resto, attestato nei dintorni di Montegibbio in riti salutari e tradizioni indigene. In prossimità dei vulcani di fango di Nirano, non lontano da Montegibbio, infatti, è stato ritrovato un piccolo altare votivo di epoca imperiale dedicato proprio a Minerva.
Tra i reperti ritrovati nelle passate campagne di scavo sono presenti tre monete di epoca repubblicana, con prua di nave sul verso e Giano bifronte sul recto (II-I secolo a.C.) e due piccoli piatti in ceramica a vernice nera coevi. Varie altre monete e vasellame di pregio attestano ulteriormente le fasi successive dell'insediamento (I secolo d.C.).
Gli scavi a Montegibbio sono stati condotti dalla dottoressa Francesca Gualandini per conto della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna, sotto la direzione scientifica del Soprintendente Luigi Malnati e dell'archeologo Donato Labate.
Domenica 10 e 24 giugno 2012 e domenica 1, 15 e 22 luglio 2012, alle ore 10.00, 17.00 e 18.00 si terranno le visite guidate a cura degli archeologi che hanno condotto gli scavi in questa zona. Il costo è di € 3,00 a persona (gratuito per i bambini fino a 12 anni). E' gradita, pur non essendo obbligatoria, la prenotazione alla URP di Sassuolo, tel. 0536.1844801.

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