La virtù è un’arte?

Celebre è l’aforisma attribuito a Platone per cui la virtù non ha padroni poiché “quanto più ciascuno la onora, tanto più ne avrà”.
La virtù, in ogni caso, non può essere considerata un’arte. Perché non è un’abilità esteriore da esercitare o meno a proprio piacimento.
Sempre Platone ci dice che se la virtù è un’arte (un’opinione che viene attribuita a Polemarco e non a Socrate) l’uomo giusto sarà un vero ladro, proprio come il medico sarà il migliore omicida. Si richiede saggezza tanto per dire le menzogne quanto per dire la verità e che è meglio sbagliare volontariamente piuttosto che involontariamente.
Un’arte o una capacità è fatta sempre “di opposti”. L’uomo che può fare un buon uso di essa è anche l’uomo che può farne un uso cattivo. Pertanto la virtù non può ridursi a una semplice arte.
Gorgia declina ogni responsabilità per l’uso che i suoi discepoli potevano fare dell’arte della retorica che imparavano da lui. Noi non abbiamo, dice, motivo di biasimare il maestro di retorica per i misfatti dei suoi discepoli, come non abbiamo ragione di biasimare il maestro di pugilato se i suoi discepoli usano la sua arte per recare offesa ai loro vicini.
E’ possibile considerare la virtù come un’attività del tutto neutrale oppure essa è qualcosa che appartiene alla vera natura dell’anima che la possiede?