Critiche, commenti, suggerimenti saranno graditi!Nel recensire il libro "La vita a passi di musica" di Lucia Forani - scrittrice alla sua prima esperienza letteraria - parto dall'ultima frase in assoluto che lei stessa scrive, a pagina 83, nei classici ringraziamenti finali.
Mi auguro che le critiche, i commenti ed i suggerimenti siano davvero graditi perchè, lo dico subito, questo libro non mi è proprio piaciuto. Non è mia abitudine lasciare i libri a metà ma già dalle prime pagine mi sono resa conto che avrei fatto una gran fatica ad arrivare fino alla fine e così è stato.L'ho letto in un giorno, lo ammetto: sono poco meno di 80 pagine e l'ho letto in poche ore perchè... volevo sbarazzarmene in fretta. Sono sincera. Chi recensisce libri non può mentire, non può sottacere la delusione che prova quando si imbatte in un libro che, non solo non è nelle sue corde, ma ha qualche cosa che stona... Ed, ovviamente, non può non motivare le proprie affermazioni.
Per prima cosa voglio dire che mi è piaciuta moltissimo la copertina. Davvero molto bella e capace di rispecchiare le intenzioni dell'autrice: raccontare una storia d'amore abbinando ogni accadimento a della musica, in particolare a canzoni più o meno contemporanee, i cui testi vengono considerati adatti per l'una o per l'altra situazione.
La storia si snoda attorno a due personaggi - Anna e Filippo - che si incontrano e s'innamorano in un battibaleno, altrettanto velocemente vanno in crisi per una situazione che, secondo le intenzioni dell'autrice, dovrebbe far insinuare il dubbio e la gelosia nella coppia. Situazione che ha anche un risvolto doloroso così come viene inserito anche un risvolto tragico con una disgrazia accaduta alla mamma di lei. Il tutto avviene con una velocità tale che i personaggi non vengono affatto approfonditi, i dialoghi sono estremamente semplicistici e a volte "montati", gonfiati con paroloni che nella realtà due innamorati non userebbero mai in un dialogo spontaneo. Ovviamente si tratta di un mio parare personale e non ho alcuna pretesa di dare un giudizio assoluto.
Mi sono trovata spiazzata anche dal modo di scrivere. In più pagine ho dovuto rileggere più volte un periodo per capire cosa si volesse dire. I periodi troppo lunghi non mi piacciono già in partenza, anche quando ben articolati. Quando poi c'è qualche cosa che scricchiola mi innervosisco. Sarà un mio limite, probabilmente. Non lo so.E poi non mi piace quando, in una sola, lunghissima frase, si usano due volte i due punti. Altro mio limite, probabilmente.
Un esempio, dal libro:"Il concerto, dopo quasi tre ore, terminò con la suddetta canzone e Filippo, alla fine di ogni esibizione, la dedicava alla sua Anna e lei lo sapeva benissimo ma nessun altro poteva addentrarsi in quella loro dimensione in cui sguardi e ammicamenti, seppur lontani, facevano centro nel mirino del cuore di entrambi: una telepatica comunicazione che trascende i limiti della materialità e trasvola sugli occhi indiscreti della gente, librandosi in volo sopra tutto e tutti per raggiungere quella leggerezza che offre alla loro spettacolare comunicazione la peculiare caratteristica di cui è formata: l'invisibilità". Se dovessi mettere una faccina, di quelle che si usano nei telefonini inviando sms, metterei uno smile perplesso...
Un altro passaggio:"Anna si fece accompagnare dal padre in ospedale e là la tragica scoperta: era la vista di sua mamma sul letto dell'ospedale, sensazione questa ai suoi primi esordi, perchè mai aveva e avrebbe immaginato sua madre indifesa, immobile, senza alcuna espressione in quel gelido letto, in balia del momento e il momento è ciò a cui ci si aggrappa quando si sa che le cose possono cambiare in un battere di ciglia e... aspettare, aspettare è un'arma a doppio taglio perchè non sempre le cose vanno come speriamo ma lo si deve fare comunque".Altra faccina perplessa.
Nel narrare la storia di Anna e Filippo, poi, l'autrice offre delle divagazioni che vogliono essere profonde ma che, secondo me, nulla danno alla storia se non elementi per aiutare il lettore a perdersi ancora di più di quanto non farebbe se questi incisi fossero evitati. Per riprendere il discorso dopo le divagazioni l'autrice usa anche un metodo poco poetico... dice "tornando ai protagonisti", o qualche cosa di simile... oppure in un passaggio si riferisce direttamente a "voi lettori"... in altri parla al plurale chiamando in causa un "noi" che non risco proprio a considerare utile ai fini della scorrevolezza della narrazione.
L'uso delle canzoni? La musica come terapia, come sottofondo alla vita di ognuno... il tentativo non è del tutto vano anche se i continui intermezzi con parti di testi di canzoni è un po' ripetitivo... e contribuisce ancora di più a spezzare la narrazione.
Mi scuso con l'autrice ma è quel che penso: chi scrive un libro, in coda al quale viene anche stampato un prezzo di vendita, sa di doversi sottoporre al giudizio di chi quel prezzo si trova a sborsarlo in libreria.
Io sono sincera, non l'ho comprato ma l'ho avuto in prestito da una mia amica che ne possiede una copia autografata. Mi è stato suggerito mentre ero alla ricerca di qualche libro adatto per partecipare alla gara in corso Monthy keyword reading challenge
Mi è stato utile ai fini della gara ma, non me ne voglia l'autrice, sono contenta di averlo terminato in fretta.