La vita che volevo

Da Fioridilylla @c_venturini

Immagine di fiore di lillà (Google.com)

La vita che volevo sta prendendo forma. Ho ascoltato il consiglio di tutte quelle persone che mi invitavano all'astinenza dall'invio di curriculum e mi sollecitavano nel godermi le occasioni della mia vita, oltre il lavoro, oltre la disoccupazione. Così, smettendo di prestare attenzione agli annunci di lavoro, alle e-mail di conferma, alle scadenze senza risposta, ho trovato quel che andavo cercando. Lavoro (anche se con alcuni aspetti ancora da definire), università (la seconda laurea ha un sapore diverso), hobby (sport + volontariato). Ogni tanto mi giungono anche chiamate con proposte sull'assurdo andante, ma non ci spendo più troppe aspettative. Vivo alla giornata, sperando di poter raccogliere presto i frutti di tanti investimenti. La cosa più difficile è tenere a bada "l'ossessione curriculum", ma faccio il possibile per rivoluzionare gli spazi: se prima il 90% del mio tempo era speso sui siti di ricerca lavoro, ora questa percentuale si attesta al 30%. Il resto del tempo lo sfrutto per respirare, cioè per tornare in contatto con la vita e con tutte quelle altre mille cose importanti oltre la disoccupazione.
Ci sono momenti in cui è più difficile fare a meno di passare le mie giornate ad inviare proposte di collaborazione e auto candidature (pur sapendo che cadranno nel vuoto per il 99,9% dei casi). Ci sono scadenze che premono, nuovi pagamenti che giungono come lettere da Hogwarts, agenti immobiliari che storcono il naso quando presenti la situazione e speri ugualmente che ti sia data la possibilità di avere una casa entro il 2012. In questi capitoli temporali, l'angoscia lievita come la schiuma compressa e ho bisogno di molti aghi per sgonfiare il pallone d'ansia che mi stritola l'anima. Mi sto attrezzando con soluzioni temporali, un pò come se fossero "dodici passi" per ritrovare la serenità e l'equilibrio nella mia vita. Ne parlo con parole tipiche della dipendenza perché per me, la ricerca del lavoro e l'indipendenza economica, il riconoscimento del mio valore (economico) come lavoratrice hanno a che fare con questo tema.
Così ho decido di fare spazio. Come quando apri gli armadi e decidi che butterai tutto (o quasi) perché quel che vedi non ti rappresenta più o perché gli abiti che indossi sono troppo lisi, sformati, vecchi. Dopo anni passati ad inviare non meno di 20 curriculum al giorno, ad iscrivermi a non meno di cinque motori di ricerca del lavoro, ho deciso che poteva bastare. Le aziende hanno il mio curriculum (non tutte lo hanno aggiornato, ma pazienza). Le agenzie interinali idem. L'ufficio di collocamento idem. I venditori di banche dati pure. Basta. Per qualche mese basta.
Ho deciso di accettare quello che si prospettava come SNR (stage non retribuito) e che ora ha cambiato forma e prospettiva: da stagista a fundraiser il passo è stato breve. Tutto l'aspetto economico è ancora da definire, ma verrà il tempo. Questa volta vorrei riuscire a moderare l'ansia e a fare bene il mio lavoro senza le solite grandinate di pensieri temporaleschi. Vorrei riuscire a stare in una situazione precaria, dando più spazio agli aspetti positivi. Tengo a mente due concetti: mi piace il mio lavoro ed è  una situazione temporanea. A questi aggiungo anche le riflessioni sui benefici giornalieri di cui usufruisco (telelavoro, esperienza, libertà di movimento, spazio vitale per impostare la campagna di comunicazione 2.0 e di raccolta fondi, sperimentazione diretta nella progettazione e nel coordinamento di più risorse). Rispetto a tutte le strade che ho varcato sino ad oggi, questa è quella che sento più vicina a me. Sono a stretto contatto con temi di natura psicologica, c'è ampio spazio per la creatività e la crescita (della struttura, delle persone), il lavoro su Facebook mi sta portando molte soddisfazioni (anche se è iniziato da pochissimo). Il team di psicoterapeuti con cui collaboro ha radici ben piantate a terra e l'ansia non è l'emozione preponderante. Se avessi un cane, potrei portarlo al lavoro con me e non avrei ripercussioni negative di alcun genere (è il mio sogno). Direi che l'amore per il proprio lavoro è l'elemento che sento più forte nel team in cui sono entrata. Sono persone che credono per davvero in quello che fanno. E, cosa a dir poco fondamentale, hanno superato tutti la fase "universitaria" della psicologia. Tutto questo ve lo posso spiegare solo invitandovi a fare un respiro profondo. Questo è.
Mi sono resa conto che dovevo darmi una regolata seria quando mi hanno misurato la pressione e ho scoperto, credendo di essere più che tranquilla, di avere una fortissima tachicardia e valori poco "sereni". Ho seguito il consiglio di un "vecchio saggio" che mi suggeriva di vivere la mia passione per i cani, di non negarmi questa esperienza solo perché, per ora, non potevo permettermi di mantenere un animale. Ho seguito un corso per iniziare il volontariato al canile di Roma e ho dato - ovvio! - disponibilità per tutto ciò che riguarda social network e fundraising. Ho fatto presente anche un'altra cosa: mi piacerebbe apprendere le tecniche di  riabilitazione comportamentale e mi piacerebbe lavorare con i cosiddetti "cani difficili" o "pericolosi". Nel mio futuro c'è la terapia e voglio poter  includere anche la skill della pet teraphy nel mio bagaglio formativo. Per ora, comunque, registro il cambiamento del mio umore nel momento esatto in cui posso essere utile e fare qualcosa di positivo per uno dei due animali che amo di più in assoluto: i cani.
Non contenta, scoperte le attività del Parco dell'Appia Antica, ho tirato fuori dal baule dei desideri nascosto nei meandri più impolverati del mio cuore anche la passione per le camminate nella natura. Il trekking, quindi e il nordicwalking. Ho provato mille palestre, ma questi esperimenti sono sempre falliti. La palestra è un deterrente, per me. Mi attiva tutti i meccanismi "anti sociali" possibili e immaginabili e, invece di integrarmi, mi isolo, mi vergogno di me, mi sento "sbagliata" e fuori posto. Quindi l'unica cosa che mi rimane da fare è cambiare strada e trovare una via più gioiosa per tenermi in allenamento, senza farmi "del male".
Di tanto in tanto, mi dedico anche alla pasticceria. I rapporti di amicizia stanno cambiando. In questo periodo apprezzo molto il tempo che posso passare in solitudine con me stessa. Mi chiudo, ma è una chiusura ristorativa, benefica, di contatto, vitale, creativa. Tornano le idee per i racconti, tornano le percezioni. La vita è bella.... ma bisogna fare spazio per rendersene conto...E questo è il mio obiettivo.

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