Su questo film ho letto tutto e il contrario di tutto. E a tratti mi è sembrato di essere d’accordo con tutti e infine con nessuno. (Persino con il Giornale). Ma che roba è questa?
Se siete tra quelli un po’ appassionati di cinema e scandali festivalistici, avrete sicuramente sentito parlare di “Vita di Adele”. L’ultimo film del regista franco-tunisino Abdel Kechiche che ha vinto la palma d’Oro a Cannes quest’anno, sta facendo discutere parecchio. Dopo “Cous Cous” (che ho adorato) e “La Venere Nera” (che non sono riuscita a finire), Kechiche ha creato un po’ di scandali e dibattiti con questo film, che ha conquistato la giuria del festival francese, in particolare il presidente Spielberg.
Intanto, per semplificare, abbiamo una storia d’amore lesbica, narrata da un regista etero. E molti hanno colto un certo accanimento, soprattutto nei dieci interminabili minuti di scene di sesso saffico, imposte allo spettatore, seduto inerme per quasi tre ore nella sala a guardare primi e primissimi piani di corpi di donna avvinghiati. No, non penso, come molti hanno detto, che si tratti di porno. Nonostante i dettagli espliciti e quasi rivendicati, una certa naturalezza e una certa ingenuità smaliziata rimangono anche in queste scene.
Ma alla fine dell’ennesimo orgasmo, la domanda è “perché?”. Perché mi stai mostrando morbosamente questi due corpi che si cercano, si desiderano, come tutti i corpi delle persone innamorate? Perché insisti su questi dettagli? Cosa vuoi dirmi? E non si tratta di domande retoriche. Perché io davvero non l’ho capito bene.
Forse quello che destabilizza è proprio il punto di vista. Non si capisce se lo sguardo extradiegetico di chi narra sia più vicino alla protagonista, con quei primi piani sul moccio che forse simboleggiano una ricerca nell’io più profondo e disordinato di una ragazzina che cerca di crescere, o più vicino al regista voyeur, che guarda queste due donne innamorarsi, viversi, crescere e poi disperarsi nell’affannosa ricerca di un equilibrio che, fino alla fine, non troveranno.
In un caso o nell’altro lo spettatore resta perplesso. Ho letto elogi spassionati, al film, all’amore, alla vita, alla giovinezza… manco si trattasse del film del secolo. Sicuramente è un bel film. Ma non so se infondo sia stato tanto acclamato perché è arrivato nel momento giusto. Un film che racconta con naturalezza, senza i soliti problematici turbamenti, una relazione omosessuale, proprio nel momento in cui il parlamento francese votava la legge sui matrimoni gay, è un bel colpaccio. E, diciamola tutta, ci fa sentire tutti politicamente corretti, democratici e moderni uscire dal cinema dopo molte scene di sesso esplicito tra due donne, senza battere ciglio (e non so se sarebbe stato lo stesso con due uomini). Aiutano anche le citazioni colte, i riferimenti filosofici e artistici, tutto a condire la già spinta benevolenza di un pubblico un po’ radical-chic.
Insomma, i dubbi restano, le domande pure. Ma un film che ti lascia dei dubbi è un film che ha smosso qualcosa, quindi forse, solo per questo, non merita forse di essere visto?