Oggi che la metro A è piena, la nostra protagonista non se ne cura: appesa al sostegno in alto con una mano, tiene il libro con l’altra, mentre sull’avambraccio la busta della libreria penzola vuota e sconsolata. Legge rapita, seguendo la linea del testo con movimenti del viso da sinistra a destra e con scatti veloci in senso contrario. È minuta, magra e muscolosa: i polpacci sono puntellati su delle graziose pantofoline con tacco a spillo, elegante complemento di un vestito formale da lavoro. I riccioli ribelli contrastano con i serissimi occhiali da professoressa arcigna e con le sottili labbra serrate. Nelle sue mani né Vogue né un manuale di bon ton, ma La vita è un viaggio di Beppe Severgnini.
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