La vita erotica dei superuomini
Marco Mancassola, 2008
Rizzoli
560 pagine, 21,50 euro
L’epoca d’oro dei supereroi, gli anni Ottanta in cui erano icone, è finita da un pezzo.
Siamo nel 2005, a New York. Smessi i costumi per ragioni anagrafiche, alcuni dei più noti giustizieri del Diciannovesimo secolo vivono una piatta vecchiaia. C’è Reed Richards, che dopo il divorzio da Sue e lo scioglimento dei Fantastici 4, fa il consulente aerospaziale ed è prigioniero della solitudine.
C’è chi, come Namor e Mystique, si è riciclato nel mondo dello spettacolo, cercando di mantenere il più possibile viva la fama passata.
In una brusca inversione di ruoli, i supereroi hanno adesso bisogno di protezione. Reed, Batman, Mystique hanno infatto ricevuto dei messaggi dal contenuto ambiguo, in bilico tra la dichiarazione d’affetto e la minaccia:
Addio mio Mister Fantastic
Addio mio Batman
Addio mia Mystique
Quando dai messaggi si inizia a passare ai fatti, le autorità si muovono.
Le indagini sono affidate al detective Dennis De Villa, a cui spetta il compito di vigilare sull’incolumità dei superuomini.
E in tutta la vicenda, un ruolo di primo piano spetterà anche al fratello di De Villa, Bruce, giornalista la cui strada si incrocerà spesso con quella delle indagini.
Per chi abbia anche solo una conoscenza superficiale del mondo dei comics, basta questa breve sintesi per richiamare alla mente due mostri sacri come Alan Moore e Frank Miller, e due pietre miliari nel mondo delle graphic novel come Watchmen e Il ritorno del Cavaliere Oscuro.
I temi della vecchiaia degli eroi, della loro alterità rispetto al mondo dei “normali” sono in effetti comuni sia alle due graphic novel citate che al romanzo di Mancassola.
Se però Watchmen si svolgeva su uno sfondo fortemente politico con riferimenti alla guerra fredda e al rapporto Usa/Urss, se Il ritorno del Cavaliere Oscuro descriveva un Batman attempato ma ancora battagliero, il romanzo di Mancassola stringe notevolmente l’obiettivo, concentrandosi sui protagonisti e sulla loro vita post-eroica.
Non è a mio avviso casuale la scelta del titolo: qui si parla della vita di superumoni, non supereroi, a sottolineare che dietro ai poteri, alle maschere, a quell’aura mitica che ne ha circonfuso le gesta passate, ci sono esseri umani.
Mancassola saccheggia volti noti dell’universo Marvel e DC, li spoglia della gloria passata e li getta tutti insieme in una New York (non si fa alcun cenno né a Gotham City, né a Metropolis) che ha smesso di essere palcoscenico per battaglie eclatanti. Una città che è andata avanti di pari passo con i suoi abitanti, e che è stata partecipe della stessa decostruzione che è toccata ai suoi miti.
Mister Fantastic, innamorato come uno scolaretto di una giovane stronauta che potrebbe essere sua figlia, da lei è visto così:
Gli uomini di quella generazione avevano qualcosa di egoista, venivano da un tempo avido, avevano attraversato un secolo in cui si pensava di poter conquistare tutto: libertà, fama, gloria pubblica e gioie private. Per come lei la vedeva, i tempi erano ormai cambiati da un pezzo. E soprattutto, le persone non potevano più possedersi a vicenda.
Questo mondo nuovo, dove l’elisione dei rapporti umani è la norma, non è libero dal crimine; semmai, più prosaicamente, ha delegato la lotta alle forze dell’ordine (o dell’ordinario):
Nessuno della vecchia scena usciva più a pattugliare la città. Meglio lasciar fare ai sindaci dal pugno duro, ai capi della polizia, ai Rudolph Giuliani e ai William Bratton e a tutti i simpatici tutori dell’ordine che venivano pagati per farlo. […]
I tempi in cui il mondo si divideva tra supereroi e presunti suercattivi, o supersovversivi, o come venivano chiamati. Tutto passato. Vecchia paccottiglia ideologica che la gente ormai ricordava a stento.
Tramonto degli eroi, fine dei giochi. I superuomini non servono più, e si trascinano, stanchi e canuti, tra apparizioni televisiva e incarichi da sbrigare dietro a una scrivania. Talvolta patetici nei loro tentativi di sembrare ancora quelli che erano: Namor si presenta ancora vestito solo dei suoi slip verdi, ma i suoi pettorali sono flaccidi e rugosi.
Il corpo malleabile di Richards, quello scolpito di Bruce Wayne, quello cangiante di Mystique. Corpi che erano depositari di superpoteri (o, nel caso di Batman, strumenti allenati alla perfezione) nella vecchiaia diventano le interfacce con cui gli ex superuomini cercano la comunicazione con il prossimo, in una parossistica ricerca di contatto.
Bruce Wayne è ormai un vecchio narcisista e un feticista delle mani, che trova nel fist fucking l’unica via di intimità con giovani di entrambi i sessi, che gli vengono presentati da amici compiacenti.
Mystique, dopo una gioventù ribelle e un pasato in carcere, è ormai addomesticata a un ruolo di trasformista, e si incarna in Swarzenegger, Madonna e Mel Gibson in uno show televisivo. La fama non la mette però al sicuro da una desertificazione sentimentale, e da una vita reclusa e anaffettiva.
E se la nostalgia della passato basterebbe di per sé a sprofondare tutti i protagonisti nella depressione, non è certo d’aiuto la pubblicazione di uno scabroso libro firmato dal dottor Szepansky, medico curante di molti superuomini, in cui si raccontano particolari imbarazzanti e privati dei pazienti.
Da supereroi a semplici vip, da simboli di purezza, o quantomeno di forza, a vittime del gossip: una picchiata in grado di tagliare le gambe a chiunque.
Si potrebbe quasi completare la massima di Stan Lee, e arrivare a dire che da grandi poteri, oltre che grandi responsabilità, derivano anche grandi sofferenze, fisiche e mentali.
Più alto è il punto di partenza, più fragorosa la caduta. Ecco quindi che l’invecchiamento lascia tracce ancor più dolorose, quando si accanisce su corpi abituati ad essere straordinari.
Nella descrizione dei vecchi superuomini il romanzo sa essere struggente: il Superman di Mancassola, scosso da un tremito, incapace di volare, lascia il segno anche su uno che, come me, non lo ha mai trovato affascinante come personaggio dei comics.
Insomma, La vita erotica dei superuomini è a mio parere un libro notevole, in cui le figure dei supereroi fungono da lenti di ingrandimento per trattare temi che toccano da vicino anche l’essere umano medio.
Consigliato non solo a chi abbia una certa dimestichezza con le nuvole parlanti.
Pro:
- Ottima scrittura, specialmente nel descrivere le struggenti solitudini dei protagonisti.
- Bella edizione; non a buon mercato, ma per lo meno si tratta di un hardback degno di questo nome, non di un paperback camuffato. Peccato solo per il riquadro giallorosso in copertina, che è un pungo nell’occhio.
Contro:
- Forse la pista thriller si rivela non troppo sorprendente nella sua conclusione; ma il whodunit non è certo il fulcro del romanzo, quindi si tratta di un difetto più che trascurabile.
La citazione:
C’è qualcosa di squalido nel passare del tempo. Qualcosa di persino volgare.