“Per me un quadro dovrebbe essere piacevole, allegro e bello, sì bello! Ci sono già troppe cose sgradevoli nella vita per crearne di nuove”, Pierre-Auguste Renoir
Benvenuti a Parigi, benvenuti nella Belle Epoque. Oggi vi porto lì, facendovi fare un viaggio in una città che adoro ma anche indietro nel tempo. In compagnia, ovviamente, di un libro. Si chiama La vita moderna, lo ha pubblicato nel 2007 Neri Pozza e lo ha scritto Susan Vreeland, l’autrice di La passione di Artemisia. E io l’ho adorato. Ricordate la Marion Cotillard di Midnight in Paris (Il film di Woody Allen) che, non contenta di vivere nella Parigi degli anni Venti tra Picasso e Fitzgerald sogna ardentemente la Parigi della Belle Epoque?
Ebbene, sono io. Datemi la Parigi di fine Ottocento e mi farete felice. Quindi quando ho scoperto questo libro l’ho letto tutto d’un fiato. Anzi no, in realtà ho cercato di centellinarlo: avete presente quando vi affezionate tanto ad una storia ed ai suoi personaggi da non volervene separare? Ecco, non volevo abbandonare troppo presto la stagione in fondo effimera tratteggiata in queste pagine.
Anche qui il protagonista è un pittore, Pierre-Auguste Renoir. Vreeland ci racconta in un momento specifico della sua vita: siamo nel 1880, lui è reduce dal successo del Bal ou Moulin de la Galette, ma anche dalla fine di una delle relazioni con le sue donne e soprattutto roso dai dubbi e dai conflitti artistici, tra forma e colore, tra scuola classica e credo impressionista, tra il Salon, il grande allestimento artistico che vuol dire tradizione ma anche fama, e l’altro salone, quello di Degas, Sisley, Pissarro.
Come se non bastasse, arriva la recensione negativa di un “certo” Emile Zola, che del movimento dice: “L’uomo di genio non è ancora comparso tra loro”. Il guanto di sfida è lanciato, Renoir smentirà lo scrittore con la creazione di un grande dipinto, un affresco corale di un’estate, La colazione dei canottieri.
L’absinthe o Dans un café
Ed ecco, questo è quello che racconta La Vita moderna: il pittore raduna a sè gli amici e insieme, per otto settimane, animeranno la terrazza del celebre ristorante La Maison Fournaise, sull’isolotto di Chatou, meta domenicale di parigini, picnic, ragazze allegre, gare di canottaggio e artisti squattrinati. La Vie moderne appunto, la joie de vivre della Parigi Belle Epoque che Pierre-Auguste vuole trasferire sulla tela, e renderla eterna.
E così Parigi sfila pagina dopo pagina, dalle sponde campagnole della Senna ad una manciata di isolati in una zona ben precisa della Ville Lumiere, sulla rive droite, stretta tra i grandi boulevard e una collina che ormai è legata all’idea degli artisti quasi come un clichè, Montmartre, ovviamente.
La Parigi che ritroverete nel libro è fatta di artisti e sartine, modelle e bottegai, ricchi borghesi e mecenati, una certa gioventù privilegiata e squattrinata. E di luoghi ben precisi. Tanto che ho deciso: la prossima volta che ci andrò cercherò di ripercorrerli. Se lo volete fare con me, ho tentato un esperimento: ecco per voi la mappa di Parigi che ripercorre i luoghi di Renoir così come li racconta Susan Vreeland in La vita moderna. Bon voyage!
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