Ho sempre pensato, come credo molti, che la musica sia semplicemente la musica e che la differenza in generi diversi possa essere un po artificiosa. D’altra parte quello che comunemente chiamiamo rock ha una grande differenza da quell’altro tipo di musica che chiamiamo jazz. Nel rock devi essere convincente ed esplosivo sin dalla prima battuta. Di fatto devi inchiodare il pubblico con una tale determinazione ed energia da non ammettere incertezze. Non puoi permetterti di avere dubbi nel rock, non è permesso sbagliare o, come si suol dire, non si ha mai una seconda occasione per fare una fantastica prima impressione. E’ il rock! Nel jazz invece le cose stanno diversamente. Il pubblico che viene ad ascoltare jazz è già pronto, quasi per definizione, ad affrontare un percorso in cui è l’improvvisazione, finalizzata alla ricerca di un significato più profondo, a dominare. Nel jazz puoi permetterti di provare una prima strada e, se poco convincente o poco nel mood della serata, abbandonarla per tentarne una nuova. In un certo senso il rock è un’alchimia studiata a tavolino con lo scopo di sedurre e veicolare un messaggio. Quando penso ad una performance rock immagino un generale che deve conquistare, battuta musicale dopo battuta musicale, un terreno nemico con l’unico obiettivo di vincere. Questo a me affascina del rock: la sua travolgente ed inevitabile vittoria se il terreno di “guerra” è stato preparato a dovere. D’altra parte questo può essere anche il suo limite perché la seduzione del pubblico passa avanti a tutto: l’obiettivo e fare centro, veicolare un messaggio, piegare le resistenze. Nel jazz la costruzione di un brano passa attraverso la costruzione di un senso che tanto più è profondo tanto più comporterà vari tentativi e perseveranza. Nel jazz non hai un messaggio confezionato a priori ma sai che c’è qualche cosa che deve essere trovato; sai che è li da qualche parte e il trovarlo non può essere pianificato come un percorso lineare. La potenza intuitiva del rock e l’attitudine alla ricerca del jazz sono due modi di vivere la musica che ritengo siano molto attinenti ad altrettanti stili di vita che possono essere usati a seconda della situazione. Non si può vivere solo di ricerca continua così come non si può pensare di essere sempre energici veicolatori di certezze assolute. Il punto è possedere la sensibilità di sapere quando essere decisi ed assertivi e quando, invece, darsi il tempo di scoprire qualche cosa di nuovo ed inaspettato.