Elena Percivaldi (venuta alla luce nel 1973, medievista e autrice di opere storiche) ha pubblicato diversi libri, fra i quali meritano una particolare segnalazione i seguenti: I Celti. Un popolo e una civiltà d’Europa, I Lombardi che fecero l’impresa. La Lega e il Barbarossa tra storia e leggenda, Fu vero Editto? Costantino e il cristianesimo tra storia e leggenda, La Navigazione di S. Brandano (con il quale si è aggiudicato il Premio Italia Medievale 2009). Scrive su importanti pubblicazioni periodiche specializzate sull’epoca storica di passaggio tra l'età antica e quella moderna come Medioevo. «La vita segreta del Medioevo» ha raggiunto la fase finale del premio Italia Medievale 2014, promosso dall’associazione culturale Italia medievale.
Di particolare importanza per una piena comprensione del testo «La vita segreta del Medioevo» - pubblicato nel mese di maggio del 2014- è l'introduzione della Percivaldi. La stessa evidenzia come il Medioevo sia stato considerato dagli autori di trattati storici (e non solo da loro) un periodo contraddistinto dall’involuzione, la decadenza e soprannominato «millennio della superstizione e dell’oscurantismo», «età oscura», ecc. Ma la scrittrice si chiede: «Fu veramente così oppure si tratta di un colossale pregiudizio?»
Sottolinea come tutto abbia avuto inizio con l’Umanesimo, la corrente culturale che subì uno sviluppo in Italia dalla metà del Trecento fino a tutto il Quattrocento, caratterizzatasi dall’importanza fondamentale dell'uomo e dell'opera umana e dal recupero della civiltà spirituale e letteraria greco – latina. Naturalmente il Medioevo venne accusato di essersi contraddistinto per aver avuto comunità organizzate di individui ripiegate su se stesse, non inclini a compromessi, suddivise in tre ceti (oratores, bellatores e laboratores), nelle quali la superiorità della fede riusciva vittoriosa sulle incertezze della ragione. Con l’Illuminismo (movimento filosofico affermatosi nel secolo XVIII e caratterizzato dal rifiuto di ogni criterio di conoscenza e di verità diverso da quello della ragione) la situazione peggiorò ed il Medioevo venne ritenuto un’epoca primitiva e selvaggia. I «Philosophes» idearono vocaboli sprezzanti che ancora oggi sono utilizzati dalla gente comune come l’aggettivo «gotico», denotante l’arte prevalente nell'Europa occidentale tra XII e XV secolo contraddistinta, specialmente in architettura, dal verticalismo e dalla preferenza per l'arco acuto, incolpata dal Neoclassicismo (orientamento culturale e specialmente artistico della seconda metà del Settecento che si prefiggeva di ottenere la riutilizzazione dei motivi della letteratura e dell'arte classica, ritenuti come modello ideale di ciò che è perfetto) di essere sgradevole, anomala, priva di eleganza e fondamento. Infatti la parola ebbe origine dalla popolazione germanica dei Goti, divenuti famosi per aver depredato Roma e aver provocato la fine irrimediabile dell’Impero Romano.
L'autrice segnala pure come in questa opera abbia voluto mettere in secondo piano le battaglie, le contrapposizioni armate e non fra Impero e Papato, le coordinate cronologiche (giorno, mese, anno) di eventi particolarmente significativi, insomma tutto ciò che è possibile trovare abbondantemente nei libri in cui sono raccolte ordinatamente le nozioni fondamentali di storia medievale. Il suo desiderio invece è stato quello di far conoscere ai lettori gli uomini e le donne del Medioevo. Pertanto si è chiesta: «Cosa mangiavano? Come si vestivano? Come si divertivano? In cosa credevano? Come facevano l’amore? Che rapporto avevano con la morte? Quali le loro paure e i loro terrori, al di là del fatidico e abusatissimo concetto del Millenarismo? È proprio vero che la loro religione era onnipresente e bigotta e rivestiva, a prescindere, ogni momento della giornata?»
La Percivaldi rammenta come questa epoca storica - forse come nessun altra - abbia avuto tanti aspetti in contraddizione tra loro, oltre ad essere piena di fascino. Sicuramente fanno una forte impressione alcuni eventi particolari come per esempio quello nel quale Alboino, sovrano dei Longobardi, obbligò la consorte Rosmunda a dissetarsi da una coppa ricavata dal cranio del genitore, che da poco aveva battuto ed ammazzato. Inoltre non è possibile dimenticare la spedizione militare promossa dalla Chiesa nel 1306-7 contro fra Dolcino da Novara e i suoi adepti, che ritenuti eretici vennero privati della vita su una catasta di legna su cui si ardevano i condannati a morte per eresia, avendo prima sopportato grandissimi supplizi. Infine quante leggende sono nate sui templari, il Graal e la Sacra Sindone!
Elena Percivaldi
La scrittrice mette in rilievo quanto forte sia attualmente l’attrattiva del Medioevo e tutto ciò è palesato pure dalle molteplici feste e celebrazioni storiche sul periodo di passaggio tra l'età antica e quella moderna, presenti in tutta la penisola. Termina l'introduzione con le seguenti parole: «La storia, si dice, la fa spesso la gente comune. Aggiungiamo che la gente comune decide anche cosa è interessante e cosa no. Non sempre ha ragione, a volte si fa guidare dalle mode. Ma nel caso del Medioevo c’è qualcosa di più. C’è l’intuizione che esso rappresenti, nel bene e nel male, la fucina delle nostre identità e che sia lì che si debba andare per scoprire le vere ragioni di tanti fenomeni che ci riguardano, oggi, da vicino. Riportare in vita il Medioevo, con le sue storie segrete e nei suoi aspetti poco noti e più curiosi, e stabilire un filo di connessione con il passato remoto, è l’ umile scopo di questo lavoro».Nei diversi capitoli di cui è composto il volume l’autrice mostra quante inesattezze siano state espresse sull’epoca storica di passaggio tra l'età antica e quella moderna, esibisce numerose notizie ed aspetti singolari che agevolano a capire il Medioevo senza il bisogno di far uso delle pellicole cinematografiche che spesso deformano fantasticamente i particolari della realtà. Ogni capitolo affronta un tema specifico, semplificando la comprensione. È sicuramente un testo che potrebbe essere adoperato negli atenei statali e non per studiare a fondo e senza pregiudizi il Medioevo. Pertanto la Percivaldi manifesta in pieno tutta la sua conoscenza sulla materia.
In conclusione il giudizio sul testo non può che essere estremamente positivo. L’opera risulta di grande interesse, il linguaggio è semplice, scorrevole, comprensibile e riesce ad avvincere non solo le persone ferrate sull’argomento proposto. Inoltre la bibliografia è davvero esaustiva e completa come poche volte accade. Il rigore storico dell’autrice non viene mai meno. Uniche note stonate (a voler cercare proprio il pelo nell’ uovo) sono i caratteri alfabetici alquanto minuscoli e una maggiore attenzione per l’Italia settentrionale a discapito di quella centro-meridionale. Un volume meritevole di grande attenzione che consiglio di leggere e regalare a coloro che sono interessati alla storia e alla civiltà medievale.
Giampiero Lovelli