La “vita straordinaria” dei sottoccupati

Creato il 21 dicembre 2015 da Albertocapece

Sarà capitato anche a voi nella parossistica valanga di spot per fregare agli italiani gli ultimi spiccioli di tredicesima sopravvissuti a bollette, mutui ed Equitalia, di vedere la pubblicità  di un cibo che dovrebbe “aiutare il tuo cane ad avere la vista straordinaria vita che sogna”. Quale sarà per Fido una vita straordinaria e davvero la immagina? Non lo sappiamo. Anzi la frase è completamente priva di senso, ma è semplicemente l’applicazione della miserabile retorica neo liberistica al migliore amico dell’uomo, una forza di trascinamento che in realtà non solleva il cane all’altezza del padrone, ma riduce quest’ultimo sulle quattro zampe dell’essere per il consumo. E infatti anche gli uomini hanno i loro padroni che li tengono alla catena dandogli quattro  crocchette e stimolandoli a sognare una vita straordinaria.

In effetti questa droga dei soldi, del sogno e del successo che viene distribuito a piene mani dai bugigattoli mentali e televisivi made in Usa,  proprio per compensare la sempre più vistosa disuguaglianza sociale, è una lotteria messa in piedi per avvalorare le nuove forme di sfruttamento. Uno su un milione diventa miliardario, gli altri diventano tutti più poveri: questo è il casinò delle start – up e  del mettersi in proprio: la roulette gira incessante mentre aumenta la capacità di sfruttamento che viene poi legittimata dalla speranza nella “vita straordinaria”.  Naturalmente per asseverare questa visione, che spazza via qualsiasi idea di diritto sul lavoro, non si esita a mentire e a mentirsi: secondo la Freelancers Union d’oltre atlantico sarebbero 54 milioni gli americani che si impegnano in un entusiasmante lavoro indipendente. In realtà un diverso studio, assai più serio delle cazzatine da yuppismo del terzo millennio e pubblicato dall’Huffington Post, questa cifra scende a 18 milioni, in calo tumultuoso rispetto solo allo scorso anno, più di un milione e mezzo.

La differenza fra le cifre è semplice e illuminante: i freelancers arruolano nel novero degli startuppari in via di arricchirsi e di staordinariamente vivere, tutti quelli che per tirare a campare svolgono un lavoro secondario, saltuario, pagato quattro soldi e totalmente privo di tutele: sono i “tassisti” di Uber, le baby e dog sitter, lavoratori a progetto, commessi temporanei, vigilanti per qualche notte, insomma tutto il mondo della sotto occupazione cresciuto immensamente dopo la crisi e la caduta dei salari medi. Per il resto i cimiteri delle start – up sono ormai affollati ( ce n’è persino uno on line qui )  perché pochissime hanno successo e la vita media della nuova via al lavoro è di dodici mesi, ossia la durata del finanziamento. Dopodiché, gravati dai debiti, senza potere contrattuale si va a prendere un salario sempre più modesto. Non si tiene conto del fatto che calando le retribuzioni, precarizzando il lavoro, diminuendo l’occupazione reale, cala anche la domanda di servizi cala sia di quelli essenziali, figurarsi poi dei gadgets che poi rappresentano la quasi totalità delle idee poste in campo.

Un vero peccato che la specie umana sia così ampiamente onnivora che è quasi impossibile trovare un cibo in scatola che ci aiuti a vivere la vita straordinaria che sogniamo. Ma forse i sogni degli uomini sono più complessi e migliori di quelli dei nostri padroni.