Grazie alla studentessa paraguayana Guadalupe Acosta siamo venuti a conoscenza della morte di due giovani donne argentine, Maria Coni e Martina Menegazzo, uccise durante un viaggio in Ecuador da due uomini che, trovandole sole, avevano offerto loro un passaggio. Sembrerebbe uno dei tanti fatti tragici di cronaca, ma è quello che è seguito che ha fatto emergere per l'ennesima volta l'atteggiamento vergognoso che umilia le donne già vittime di violenza.
La Acosta, sempre immaginandosi vittima, continua scrivendo che, se la stessa sorte fosse toccata ad un ragazzo, il mondo avrebbe espresso il proprio cordoglio, ma che, essendo lei una donna, la violenza viene minimizzata e accettata... peggio, scaricata sulla vittima, sciocca perché ha preteso di viaggiare, di poter rifiutare un rapporto, di essersi opposta alle botte, di essere indipendente e di sentirsi sicura. La donna vittima di violenza viene colpevolizzata per aver cercato di vivere dignitosamente e liberamente, e si giustifica così la brutalità di chi le ha semplicemente dato una lezione di realismo, come a dire che lo stupratore o l'assassino hanno avuto la correttezza di educare la loro vittima allo stare al mondo, peggio per lei se non ha imparato ed è finita in un sacco della spazzatura.
E mentre qui piovevano mimose e stucchevoli servizi sulla festa della donna, alla donna veniva fatta l'ennesima festa. Il mondo, grazie a Guadalupe, ha fatto i conti con l'ignoranza di chi colpevolizza una donna che viene picchiata dal compagno «perché sa benissimo che facendo così lo potrebbe irritare» o che viene accusata di essersi vestita e comportata come una prostituta se qualcuno ha pensato di poterla violentare.Sembra la vecchia maledizione di Era, che puniva le giovani vittime della libidine di Zeus tormentandole e inseguendole per il mondo con la sua ira anziché prendersela col marito incontenibile. Sì perché spesso queste accuse vergognose vengono da altre donne, che in questo hanno ben raggiunto la parità con certi uomini.
L'uguaglianza e il rispetto della dignità di ogni essere umano si raggiungono soltanto con una massiccia opera di educazione, perché il «se l'è andato a cercare» è l'atteggiamento dell'ignorante pieno di pregiudizi e del vile che non è disposto a riconoscere e sanzionare le responsabilità reali. Nessuno giustificherebbe il prete pedofilo che dichiarò le proprie colpe definendole la naturale conseguenza della ricerca di affetto da parte dei bambini. Allora perché dire che una donna deve aspettarsi di essere picchiata se va in giro da sola, se indossa una gonna troppo corta o beve un bicchiere di troppo in compagnia?Chiaramente non possiamo pensare di distaccarci dal problema solo perché legato ad un fatto accaduto dall'altra parte del mondo, dato che omicidi, violenze (fisiche e verbali) e stupri sono all'ordine del giorno anche in Italia. Questo dato mi pare tanto più allarmante se penso a certe dichiarazioni rilasciate da diverse persone (anche del mondo dell'informazione) interpellate qualche mese fa in seguito alla grottesca farsa montata per opporsi all'educazione di genere. Nelle interviste di quel periodo abbiamo avuto a che fare con uomini e donne che, pensando si salvaguardare l'integrità psico-fisica dei loro figli, hanno inveito contro le iniziative previste dalla legge 107 per sensibilizzare al rispetto interpersonale nell'ambito della scuola, così da contrastare pratiche offensive, il bullismo e la discriminazione di genere (ma del travisamento dell'unico punto sano di questa legge abbiamo già parlato, con debiti riferimenti agli articoli incriminati).
C.M.Articolo originale di Athenae Noctua. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore e senza citare la fonte.