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La vittoria di Romney in Illinois rafforza l'inevitabilità della sua candidatura

Creato il 22 marzo 2012 da Pfg1971

La vittoria di Romney in Illinois rafforza l'inevitabilità della sua candidatura

La vittoria di Romney in Illinois rafforza l'inevitabilità della sua candidatura

Martedì scorso si sono tenute le primarie repubblicane in Illinois e a trionfare, contro ogni pronostico, è stato l’ex governatore del Massachussets Mitt Romney.

 

Al secondo posto, distanziato di molti punti, si è classificato l’ex senatore Rick Santorum. La sostanziosa vittoria di Romney è avvenuta contro ogni previsione poiché la tipologia dell’elettorato dell’Illinois sembrava essere favorevole a Santorum.

 

Infatti, dopo aver osservato la continua altalena di vittorie tra Romney e Santorum è possibile individuare almeno tre punti fermi. In primo luogo il fatto che se l’ex governatore riceve, di solito, i voti degli elettori più istruiti e più ricchi, Santorum riesce a fare il pieno dei voti dei più indigenti e meno istruiti.

 

In secondo luogo, l’ex senatore riesce meglio negli stati meridionali, dove è predominante, tra gli elettori repubblicani, la componente evangelica e più conservatrice, mentre la performance di Romney è migliore negli stati del nord, più moderati e meno legati a componenti ideologico-religiose.

 

Infine Santorum è apparso più a suo agio negli stati in cui prevalgono i colletti blu, la classe operaia, meno incline a votare per un candidato inteso come espressione dei settori più abbienti della società come Mitt Romney.

 

L’Illinois, pur se rientrante a pieno titolo tra gli stati del nord, e quindi facile preda del leader mormone, registra una notevole presenza di operai delle grandi industrie e della manifattura, un bacino di elettori che finora ha premiato Rick Santorum. Così non è stato. In Illinois ha trionfato Romney e Santorum non ha potuto fare altro che ammettere la sua debacle e spostare la sua campagna elettorale in altri contesti in cui rifarsi.

 

Nello stato di Barack Obama, la vittoria di Romney è stata favorita dalla crescente sensazione, tra gli elettori repubblicani, che ormai l’ex governatore sia l’inevitabile candidato conservatore alla Casa Bianca. E questo non perché sia il più amato o il più abile del partito, ma perché appare come l’uomo più eleggibile ed in grado di confrontarsi con Obama, se non ad armi pari, almeno in condizioni tali da non sfigurare eccessivamente.

 

Del resto Romney era reduce anche dalla vittoria di sabato scorso a Puerto Rico che, a novembre, terrà un referendum per decidere se divenire il 51° stato americano. La sensazione di inevitabilità della candidatura di Romney è stata rafforzata anche dalla scelta di Jeb Bush, fratello dell’ex presidente e uno dei notabili più in vista del partito, di esprimere il suo endorsement per il leader mormone.

 

A questo punto l’unica speranza di Santorum di poter ancora mettere in dubbio la scelta di Romney per la nomination è continuare a lottare per sottrargli quanti più delegati possibili, in modo da arrivare alla convention di Tampa e sperare di giocarsela lì.

 

L’ex senatore della Pennsylvania vorrebbe  replicare l’esito dell’ultima convention di partito in cui nessun candidato era riuscito ad affermarsi come front runner dopo le primarie, quella di Kansas City del 1976. In quella occasione i repubblicani vissero una situazione di stallo: dopo la stagione delle primarie, il presidente in carica Gerald Ford arrivò alla convention con un leggerissimo vantaggio sull’altro candidato più votato, il governatore della California Ronald Reagan.

 

Ford riuscì a prevalere nell’assise di partito, ma fu poi sconfitto da Jimmy Carter a novembre, mentre, quattro anni dopo, colui che fu battuto da Ford, Ronald Reagan, trionfò alle elezioni e diede il via alla lunga stagione del conservatorismo americano. A Tampa, Rick Santorum vorrebbe replicare quanto avvenuto a Kansas City nel 1976, con Romney nel ruolo di Ford, e lui in quelle di Ronald Reagan, il vincitore del futuro, le elezioni del 2016.   


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