Solo
«la forma repubblicana non può essere
oggetto di revisione costituzionale», per tutto il resto basta
la «maggioranza assoluta dei componenti
di ciascuna Camera», e io ce l’ho, che cazzo avete da obiettare? Come? Deriva autoritaria? Ma fatemi il piacere, «la
sovranità appartiene al popolo», certo, che però «la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione»,
quindi, basta che la repubblica resti repubblica e non diventi monarchia, forme
e limiti della sovranità popolare li decido io, cioè, pardon, la maggioranza parlamentare,
tanto è la stessa cosa, visto che con l’Italicum la tengo per le palle. Non vi
sta bene? Sbraitate pure, è tutto regolare. Come, non è regolare? Calamandrei?
E chi è? Ah, vabbe’, un parruccone. E che diceva? Vabbe’, ma era un secolo fa.
Ovvìa, tagliamo corto, ché fra mezz’ora ho squash. Mettiamola così: vi assicuro
che ci sarà un referendum anche se dovessi avere i due terzi dei voti alla
Camera e al Senato, tanto non ce li ho. Basterebbe un quinto dei deputati o
dei senatori a chiederlo, ci si arriverebbe comunque, dunque che mi costa dire
che lo voglio io? Vi concedo il referendum, ok? Mica mi fa paura, anzi, al
pensiero già godo come un porco. Mi ci vedo già. «Italiani, volete mica continuare
a buttare soldi nel Cnel? No, eh? Bravi. E che ne dite di un Senato che non vi
costi nulla perché i senatori hanno già uno stipendio da amministratori locali?
Fighissimo, no? Eh, lo so, è un’ideona, comprendo l’entusiasmo. Anzi, già che state lì a spellarvi le mani, potreste prolungarmi l’applauso per la legge elettorale che ho pensato giustappunto per voi? Occhio alla slide, si
tratta di una cosina che semplifica tutto alla grande: basta che mi
votiate e per cinque anni penso io a tutto, ma proprio a tutto. Provare per
credere, come diceva Bacone». Chi è che mormora lì in fondo? Come? Non era
Bacone? Aiazzone? Non stiamo a sottilizzare, l’importante è la pregnanza del
concetto.
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