Secondo un recente studio di alcuni ricercatori della Facoltà di Psicologia dell'Università di Norfolk, in procinto di essere pubblicato sulla prestigiosa Psychology Tomorrow, la dissonanza cognitiva sarebbe infatti un fattore fortemente condizionante anche nelle scelte politiche degli individui, in particolare in vista di una consultazione elettorale.
Sulla base dei raffronti delle risultanze statistiche e dei questionari fatti compilare a un campione di 1500 soggetti distribuiti per età, sesso, livello di istruzione e condizioni sociali ed economiche, l'elettore non radicato ideologicamente, ha dimostrato di mantenere comunque l'intenzione di votare il proprio candidato o partito anche di fronte a palesi inadeguatezze dello stesso.
«Questo è un esempio tipico di dissonanza cognitiva, ancorché applicato in un ambito ancora poco studiato, che meriterebbe maggiore attenzione» ha continuato Charles Witt, assistente e dottorando. «Il riconoscimento della palese inadeguatezza del candidato cui dovrebbe conseguire la modificazione della propria intenzione di voto, coinciderebbe con il riconoscimento dell'inadeguatezza del soggetto nella scelta del candidato stesso. E questa reazione tende a essere istintivamente rimossa alla radice per difendere l'elettore dal sentirsi vittima di un senso di ottusità nei confronti di se stesso, un sentimento autoreferenziale di stoltezza tanto più forte, quanto più gravi sono le situazioni in cui sono incorsi i politici in questione.»
Come a dire, se devi farla, tanto vale che la fai davvero grossa. Alla fine ci guadagnerai due volte. Che i politici lo facciano apposta?