Che cosa sono quindici anni di malagestione demaniale rispetto ad un anno di occupazione? Cosa significano tre lustri di abbandono ed inutilizzo di una struttura di oltre 8000mq di fronte ad un anno di autogestione? Che valore ha un’esperienza di riappropriazione comune, condivisione, riqualificazione dal basso di uno tra i tanti luoghi della città che subiscono la sorte del logoramento prolungato sull’altare della rendita e della speculazione immobiliare?
A partire da queste domande le e gli attivisti/e di Làbas, alla vigilia del primo “compleanno”, interrogano la città, l’amministrazione, il governo, il demanio.
Il 13 novembre scorso, alla vigilia di uno sciopero europeo, abbiamo occupato l’ex Caserma Masini in via Orfeo 46: la parola d’ordine lanciata dalla Spagna era “Toma la Huelga” ossia prenditi lo sciopero. A Bologna, per alcuni soggetti esterni al mercato del lavoro, intrappolati nella precarietà e/o in un sistema formativo in crisi e dequalificato, riprendersi lo sciopero ha significato strappare alla rendita uno stabile, aprire uno spazio liberato, riappropriarsi di una piccola ricchezza e immaginarsi un futuro fuori dalla miseria del presente. Così nasce Làbas occupato.
In quest’anno la rivalorizzazione dell’area ha mostrato come i percorsi dei tanti e tante che hanno attraversato l’ex caserma si siano incrociati con i sentieri politici tracciati all’interno del laboratorio. Sin dalle prime settimane hanno preso corpo numerosi progetti autorganizzati: dalle iniziative contro il carovita come i pranzo sociali ad 1 euro e Ticket-Crossing per una mobilità sostenibile e alla portata di tutti, alla realizzazione di Orteo, l’orto sociale all’interno della caserma.
Dentro Làbas hanno trovato uno spazio di socialità e di autorganizzazione tanti giovanissimi del quartiere e non solo che hanno dato vita al collettivo degli Studenti Medi Autorganizzati, protagonisti di tante iniziative su importanti tematiche come antifascismo, antiproibizionismo, diritto allo studio e difesa della scuola pubblica, come la grande manifestazione dello scorso 11 ottobre.
A partire da questo settembre la virtuosa collaborazione con CampiAperti – realtà che da anni si batte per l’autodeterminazione alimentare contro la speculazione delle grandi industrie agroalimentari – ha dato vita a un mercato settimanale di prodotti biologici e a Km0 che vede l’attraversamento di centinaia di persone, giovani e meno giovani, studenti e professionisti, residenti del quartiere e intere famiglie: è nata perciò il laboratorio “Labimbi”grazie al quale i più piccini, tramite giochi e proiezioni animate, imparano le regole di base del riciclaggio, mentre i genitori si godono l’aperitivo con cibo biologico e musica dal vivo.
Abbiamo dato vita ad un ciclo di incontri seminariali, “Futuro Anteriore”: fra aule universitarie e Làbas proviamo ad indagare il presente fuori dal deserto accademico, seguendo delle direttrici che prendono spunto dai temi che ogni giorno trovano concretezza dentro lo spazio occupato. Conflitti per la salvaguardia dei territori e trasformazioni del lavoro, controllo dei corpi e tecnologie, organizzazione politica delle forme di vita e diritto alla città: i nostri interrogativi ruotano e si moltiplicano attorno a questi nodi.
Last but not least, da qualche settimana si è avviato un percorso innovativo anche sulla tematica del diritto all’abitare. Attraverso la campagna Crowd-housing sta prendendo forma un ulteriore percorso di riappropriazione e creazione di reddito (indiretto) attraverso la riqualificazione degli stabili abitabili che possono rappresentare immediatamente un’opportunità per chi non può più permettersi elevati canoni d’affitto e per chi rifiuta di accettare il ricatto di contratti irregolari. Sperimentiamo, aprendo ad altri ed altre, la costruzione di una pratica nuova: non si tratta solo di occupazione a scopo abitativo, ma dinamica di relazione e confronto attraverso la riqualifica di alcuni appartamenti; processo costituente di un nuovo diritto all’abitare che, mentre disegna potenzialità, viene attuato.
Dunque alla vigilia del primo compleanno di questa piccola grande realtà, siamo convinti che continuare a rendere l’ex Caserma Masini un bene comune per la città sia giusto e porterà ciò che siamo a migliorarsi e ingradirsi giorno dopo giorno.
Ora, al posto di quello che è stato un luogo abbandonato al degrado, c’è uno spazio di partecipazione e condivisione nel quartiere S. Stefano e nella città di Bologna; ed è evidente che questo rappresenta un ostacolo per chi vuole soltanto fare cassa svendendo patrimonio pubblico, senza considerare né riconoscere il valore sociale, culturale ed umano cresciuto nell’ex caserma Masini.
Quanto sono quindici anni di abbandono in confronto ad un anno, quindi? Noi una risposta ce l’abbiamo, ed è il nostro impegno: stanchi di non-luoghi vuoti di tutto e pieni di niente, abbiamo trasformato quindici anni di guano e silenzio in uno spazio pieno di progetti e di persone, grazie alla voglia di osare nel costruire comune; nel proporre dal basso e in tanti politica, cultura e condivisione contro degrado, speculazione e rendita.
Làbas non si tocca!
http://www.globalproject.info/
link articolo: http://www.globalproject.info/it/in_movimento/bologna-cosa-puo-un-anno-di-occupazione/15721