Arthur RimbaudLontano dagli uccelli, dai greggi, dalle villanelle, bevevo, accoccolato in qualche landa circondata dai boschi di nocciuoli, in una tepida e verde foschia pomeridiana.
Che cosa potevo bere in quella giovine Oise – olmi senza voce, erba senza fiori, cielo coperto-, che cosa attingevo alla zucca di colocasia? Qualche liquor d’oro insipido, e che fa sudare.
Parevo una brutta insegna d’albergo. Poi l’uragano mutò il cielo, fino a sera: furono paesi neri, laghi, pertiche, colonnate sotto la notte azzurra, stazioni.
L’acqua dei boschi si perdeva in sabbie vergini, il vento scagliava dal cielo ghiaccioli ai pantani… E dire che, come un pescatore d’oro o di conchiglie, non mi sono dato pensiero di bere!
⊰ Vai all’ INDICE delle poesie ⊱