7 anni in Tibet
Un viaggio lungo la valle dell'Indo attraverso uno scenario unico, una mini carovana in giro fra le alte vette himalayane, effettueremo questo viaggio semi avventuroso con delle moto noleggiate in loco, dormiremo in qualche piccolo hotel, qualche ospitalità gestita da monaci e in campi tendati.
Ma voi se volete fatelo con il mezzo e con l'organizzazione che preferite, in Giugno è perfetto per divertirsi.. salvo tifoni. Coordina il farang, del resto è l'unico che c'è già stato, speriamo che di qualcosa si ricordi, ma non è detto.
Gli altri partecipanti sono degli sconosciuti di età molto variabile che provengono da varie zone d'Italia, mi hanno riferito di saper portare bene una moto e comunque assicurano di non aver paura di nulla. Sarà..
Siamo una piccola squadra sette partecipanti in moto e otto seguiranno a cassetta con le Jeep.
Il Ladakh è una terra di confine, definito a ragione il Piccolo Tibet è incastonato fra India, Pakistan e Tibet, appartiene allo stato Indiano del Kashmir ma culturalmente è legato al Tibet, è per il solo fatto di appartenere all'India che si è preservata intatta dalle mire Cinesi questa porzione di Tibet. A differenza del Nepal dove le vette himalayane sono per lo più ricoperte da ghiacciai il Ladakh semplificando si potrebbe definire un deserto di alta quota.
Arriviamo nelle prime ore del mattino afa umidità e tanto “odore d’India”, fa sempre un certo effetto sbarcare in questo posto.
I nostri amici indyani che ci seguiranno per tutta l'avventura ci attendono ai varchi doganali,
sbrigate le formalità ci invitano ad andare a riposare per qualche ora.
Questa volta le nostre amate KTM sono restate a casa in Italia.
Percorriamo i primi chilometri del nostro raid per raggiungere l’albergo dando sfoggio della Royal Enfield versione enduro, una motomitica che somiglia molto ad una nostra vecchia Guzzi, fa un rumore infernale ed è un mezzo di un certo fascino.
NDelhi - Chandigar km 250
Siamo persi nel traffico caotico di Delhi, ci vuole più di un’ora per fuggire da una città che sembra infinita, poi finalmente ne usciamo, ossserviamo gente a piedi, sui carri trainati da buoi e cammelli, su camion variopinti e sulle piccole “giapponesi” che sciamano intorno a noi. Procediamo veloci verso Chandigarh, la città è bella, col suo lago artificiale, un bel parco, i palazzi , le strade, Chandigarh capitale del Punjab é la città più ordinata di tutta l’India, gode dell'appellativo di "The City Beautiful" nel variegato panorama indiano pur tuttavia facilmente identificabile da nord a sud questa città disegnata da Le Corbusier rappresenta un'eccezione, niente odori colori o folle, niente vacche sacre niente grovigli di traffico inestricabile, è composta da un'intreccio di strade perpendicolari senza curve, una geometria assoluta rispecchiata anche nelle sue costruzioni.
Siamo in India? si lo siamo ma potremmo essere benissimo altrove
Chandighar – Kulu Manali km 300
Piove a dirotto, occorre fare molta attenzione il codice della strada non esiste, qui il sorpasso in curva tra due camion é una costante, vige la regola del più forte, chi stacca dopo ha la precedenza, iniziamo a salire percorrendo secchi tornanti, continuiamo a saalire, ci stiamo avvicinando alla catena dell’himalaya, le ultime curve ci fanno superare i primi contrafforti.
Muta la vegetazione ma piove sempre. Arriviamo a Manali piccola cittadina a 2600 mt di quota che é buio pesto ancora sotto la pioggia battente. Manali é il principale centro della valle di Kulu nota anche come la Svizzera indiana, da qui partono innumerevoli itinerari di trekking e di tour in jeep.
All'indomani visitiamo il market, è fornito di tutto, dalle tende, ai fornelli da campo, una miriade di negozietti vendono tappeti tibetani e altri oggetti di artigianato, Manali è un centro molto popolare base per escursioni di trekking e alpinismo nelle valli circostanti, l'atmosfera che si respira tutt’intorno è quella di una sana avventura.
Servono alcune riparazioni di manutenzione un piccolo grande lavoro d'ingegneria artigianale che durerà per tutto il viaggio.
Oggi grande novità piove a dirotto, partiamo per la prossima meta che è Jispa, affrontiamo il primo passo non troppo impegnativo, il Rothang pass che segna quota 4000mt, la strada si snoda fra tornanti frane deviazioni in un terreno misto asfalto e fango, sostiamo al passo ad un baretto sotto un tendone militare, fa freddo la mancanza di ossigeno incomincia a farsi sentire, un senso di spossatezza pervade un pò tutti ma si tratta soltanto di farci l'abitudine, muoversi con una certa cautela come se uno non avesse da far nulla aiuta molto, tipo zombi insomma, scendiamo a Jispa e pernottiamo in una specie di albergo.
La sveglia è da mega sbronza, sono quasi astemio è l'altitudine, ci muoviamo con circospezione e affrontiamo il primo valico dell'himalaya che sfiora i 5000mt, il Baralacha, la strada non è certo in buone condizioni ma fortuna vuole che oggi il cielo è terso, via via smpre più in alto come quella famosa grappa solo che noi siamo in moto, arriviamo al passo poi giù per i tornanti verso la Valle del fiume Tsunam Tsarap, abbiamo dovuto superare non pochè difficoltà aiutati dai nostri amici in appoggio ma siamo a Serchu, un nome per una serie di tented camps deserti, troviamo subito il nostro.
Siamo entrati dall’Himachal Pradesh nel Kashmir.
Riprendiamo a salire verso un altro passo che supera i 5000 mt poi la pista decisamente imbocca per un’altra vallata, il vento ha disegnato uno scenario difficile da descrivere, luci, colori e il cielo limpido completano un quadro di una selvaggia bellezza.
Percorriamo una pista d’alta quota, ancora pochi km e siamo al Campo di Tsokar a quota 4400 mt.
Tsokar – Poloconje 4800 mt lago Tso Moriri – Sumdo km 150
La pista per Sumdo é in pessime condizioni lavori in corso di ammodernamento ci costringono a superare molte difficoltà, nel tragitto incontriamo i nomadi con le loro tende, greggi di capre al seguito e molti Yak al pascolo.
Superato il Passo Poloconje scendiamo in ripida discesa verso Sumdo.
Il nostro Campo tendato si trova alla confluenza di due valli da qui ci immetteremo per la valle dell'Indo.
Naturalmente chi ci provasse rimarrebbe congelato all'istante.
Attraverso la valle di Sumdo raggiungiamo il fiume Indo, pochi km ancora e saremmo in Tibet ma c'è un divieto assoluto, svoltiamo obbligatoriamente verso la valle che é stupenda, scorriamo la strada lungo l'Indo proseguendo fino ad arrivare in vista del primo grande monastero di Hemis preceduto da immense mura di mani .
Gita nei d'intorni di Leh
Obbligatorio visitare i monasteri nei d'intorni e perdersi fra le mille stradine della città vecchia.
Di nuovo in pista oggi è un buon giorno, saliamo il Kardung a circa 5700 metri, la quota è indicata dai vari cartelli posti a lato strada, tenteremo di superare il passo stradale più alto del mondo ogni cartello è un ammonimento fa molto freddo ma tutto sommato il clima è sereno e le difficoltà sono minime, breve sosta per le foto di rito e via velocemente giù per la discesa, una serie di vorticosi tornanti e arriviamo a Kalsar 3500 mt di quota.
Siamo molto vicini al confine estremo dell’India e lo allo Xinjian Cinese.
Mi sovviene un'idea delle mie, in Pakistan nemmeno a parlarne, allora dico al gruppuscolo di intrepidi, si va in Cina con la motocicletta, te lo immagini te presentarsi al confine Cinese con le Royal Enfield? che ganzata sarebbe, si tanto anche se non ci fanno passare chi se ne frega! presentiamoci intanto ci si diverte, che ganzata, dico sarebbe, questo è il guaio ad essere in troppi mi hanno messo in minoranza, me lo segno.
Ci accampiamo a Diskit nel campo di Hunder immerso in un bosco idilliaco, il fragore dei ruscelli che scendono numerosi dalle montagne mi rilassano per tutta la notte.
Hunder – Passo Kardung - Leh km 150
Risolti alcuni problemi sulle moto partiamo per la visita al monastero di Diskit abbarbicato sul cresta della montagna, un alternarsi di sole e nuovole ci accompagnano verso il passo, iniziamo a salire i tornanti, in un'attimo ci troviamo avvolti nella nebbia, inizia a nevicare, cavolo ci siamo! la Royal Enfield comincia a far le bizze, Ah se avessi la kappatm !
Leh
Giornata dedicata al turismo di massa al mercato Tibetano.
Leh – Likir – Alchi km 80
Foto di gruppo al monastero di Likir, usciamo da Leh e con un facile tragitto arriviamo ad Alchi, si respira un'altra aria, Alchi rispetto a Leh conserva un'atmosfera dei tempi andati.
Ristorante bar e camera con vista, stupa, gompa e sullo sfondo la valle dell'Indo che pretendere di
più?
La strada è molto stretta spettacolare a strapiombo, un’apoteosi di colori entriamo nella valle della Luna, d’improvviso il monastero di Lamayuru ci appare, attorno gh , ristoranti e negozi di ogni tipo.
E' una giornata di splendido sole Ladako, scendiamo verso Kargil città di confine contesa con i Pachistani.
Kargil - Sonamarg - Srinagar km 230
Levataccia all'alba e per giunta il tempo non promette bene, su e giù per i tornanti dello Zoji con cascate d’acqua, strade trasformate in torrenti, un occhio alla strada e un occhio alla montagna. Piove a dirotto, di sopra e di sotto. Un camion carico di foraggi si ribalta le moto riescono a passare, si scende, finalmente alberi e verdi prati siamo a Sonamarg e a smesso di piovere, rifornimento di carburante, una zuppa calda e via verso Sringar, procediamo velocemente tra un incidente e l’altro verso la capitale del Kashmir blindata per le minacce di terrorismo derivante dalla controversia sulla spartizione del Kashmir con il Pakistan.
E' la sindrome da magone che assale il viandante quando oramai ha esaurito tutte le sue cartucce.
Srinagar
Abbandoniamo le nostre Royal Enfield alle cure dei nostri amici, ci hanno accompagnato per circa 3700 kilometri attraverso la catena Indiana dell'himalaya, prendiamo un volo per N Delhi.