Una ricognizione - la definisce lo stesso Luigi Faccini nei titoli di testa - Con: i reclusi del carcere minorile di Roma, recidivi e primari -. E' il carcere di Casal del Marmo.
Parte agli occhi dello spettatore come documentario, poi diventa qualcosa di più simile ad una fiction anche se rimane reale quel che vedi, e la spiegazione è concentrata in queste parole del regista:
Già all'inizio la confidenza con Carlo, in un'intervista frontale, viene volutamente tradita da Faccini. Spiace poi leggere nei titoli di coda che né Carlo né Fabrizio siano riusciti a cogliere l'opportunità offertagli. Spiace senza stupire, perché chi ha conosciuto ragazzi come loro sa che uscire da quella vita è un'eccezione alla regola. Ci sono esempi illustri anche recenti: diversi protagonisti di "Gomorra" sono tornati in carcere, chi prima chi dopo. Deve scoraggiare la cosa? Secondo chi scrive No, ma è doveroso disilludersi, pena sofferenze inutili. Anche questo s'impara solo con l'esperienza.
Dopo poco si percepisce che il documentario non è semplice cronaca. L'ambientazione che inizialmente risulta piuttosto fredda nelle luci ambientali, in contrasto col calore che un trasportato intervistatore comincia ad emanare ed a far emanare agli interlocutori, ha un sussulto quando il "ladro", un "intruso provocatore", proietta addosso ai ragazzi una calda luce rossa e chiede loro di inventare una storia. Difficile, fantasia ce n'è poca e la vita reale assorbe troppo. Mancano le Parole per esprimersi, perché non le si conoscono o per prudenza nell'usarle... Tra i più sensibili, o forse sono solo quelli che meno si mascherano, emerge consapevolezza di questo deficit, comincia quello che inizialmente è uno sforzo, poi diventa divertente e prosegue anche dopo quel momento artefatto. E' un risultato notevole, frutto anche di un linguaggio aperto, che non scade nel giovanilismo ma si adegua ai suoi tempi, alle sue ritmiche, anche a qualche locuzione gergale e questo con spontaneità, non c'è artificio.
Storie che potrebbero scoraggiare chiunque. Parlo dei loro sogni. L'ideale tipico: "trova' 'na ragazza bionda, occhi azzurri, ricca, e sistemarse, co' 'na bella casa, 'a machina...". E' un caso che il solo momento che Carlo si gira a guardare la tv durante un'intervista riproduce parte di quell'ideale? Non credo al caso. Qualcuno è più realista, e pensa di fare il colpo della vita per sistemarsi, tanto, galera per galera, meglio provarci bene. Non ha torto per certi aspetti. Col senno di 22 anni di Poi potrei dirgli "sì, ma se vuoi rubare bene, e non finire al gabbio, ti devi dare alla politica, non importa con chi, e magari fare il tesoriere". Solo una battuta, ma nasce da una riflessione banale e inevitabile, che cioè a ben guardare tra questi ragazzi e personaggi noti delle cronache di questi giorni cambia l'effetto ma non la causa dello squallore, e se quella causa si manifesta tra i privilegiati chi può alla fine biasimare gente come Carlo e Fabrizio?
Quando si guarda un documento come questo ci si mette in discussione. Lascio alla visione la scoperta di altri dettagli. E' ancora più che attuale. Se si ha un'età come la mia e se ne è passate di esperienze di vario genere è un grande specchio di confronto. L'ho visto due volte a fila e non sono riuscito a scrivere subito queste pur poche righe...
Non c'è una sola briciola di retorica nel film, allora colgo l'occasione e ce la metto io: Istruzione ed Arte possono essere una soluzione, in qualsiasi loro forma, nella qualità di finestre su ciò che di bello la vita può proporre. In ogni caso la rivoluzione umana deve partire dall'interno della persona, da un suo desiderio, una ricerca di stimoli, trasformare il desiderio di agiatezza in ambizione di conoscenza, rifiutare le soluzioni facili. Tolstoj diceva che ogni essere umano in carcere è una sconfitta per la società senza, per questo, giustificare ogni comportamento individuale. Gandhi seppe ricavare da questo il concetto che la vera libertà è emancipazione e figlia dell'autodeterminazione. Anche senza essere dei grandi come i due citati, un briciolo di esempio lo si può prendere... Fine del pistolotto.
Che effetto possa fare "Ladro di voci" a chi è cresciuto e vissuto in una melensa ed agiata vita da mulinobianco? E' domanda alla quale non so rispondere.
Robydick