È finalmente uscito in tutti i negozi e gli store digitali l’attesissimo album di Lady Gaga, ARTPOP. Più volte rinviato per un’operazione all’anca dell’artista, il disco, previsto per gli inizi dell’anno, ha visto la luce soltanto adesso, suscitando, sin dal primo singolo, che ne ha anticipato l’uscita, APPLAUSE, molte le critiche e le ovazioni: i fan dell’artista gridano al capolavoro, ma c’è già chi, ascoltato questo nuovo capitolo discografico di Miss Germanotta non c’ha visto nulla di innovativo. Più volte Lady Gaga ha presentato questo nuovo disco come l’album del millennio: trasgressivo, sexy, “artistico”. L’album rappresenta sicuramente un buon lavoro, ma Lady Gaga, che continua a gridare all’innovazione, rischia di fare come il bambino della fiaba di “a lupo! a lupo!”: il giorno in cui farà qualcosa di realmente innovativo nessuno presterà più credito al suo sensazionalismo. ARTPOP è fondamentalmente un album dance, con arrangiamenti più rock, che si differenzia dai precedenti lavori dell’artista perché, forse, più variegato, come hanno dimostrato gli stessi brani in pre-order su iTunes che ne hanno anticipato l’uscita in queste settimane: da Dope, un pezzo quasi acustico, voce e piano, in cui si sente la voce di Gaga, a Do what you want in coppia con R. Kelly, passando per Venus (nuovo singolo, in dirittura di arrivo). Tra i pezzi migliori c’è senza dubbio la titletrack, ARTPOP, pezzo dance-elettronico. Tra quelli, forse, meno orecchiabili e radiofonici, Aura, leakato on-line col titolo Burqa, e utilizzato come soundtrack del film Machete Kills, di cui la stessa cantante è tra i protagonisti.
ARTPOP non è male, ma dopo un primo ascolto, è quasi inevitabile chiedersi “tanto rumore per nulla”?