Nella Tanzania settentrionale, nella Rift Valley africana, a circa 600 metri di altitudine, esiste una distesa d’acqua che riesce a trasformare gli animali in statue di pietra.
Esso contiene un composto naturale letale per moltissimi animali, che rischiano di restare letteralmente pietrificati: è il carbonato idrato di sodio, conosciuto appunto come Natron. Se non siete un Alcolapia alcalica, cioè un pesce adattato alle condizioni di vita difficili del lago, vi consigliamo di tenervi alla larga da queste acque.
Le temperature possono raggiungere i 60 gradi centigradi, e la sua alcalinità si presenta tra ph 9 e ph 10.5, praticamente
Il carbonato di sodio un tempo era utilizzato nel processo della mummificazione egizia, poiché agisce come “conservante”, grazie alle sue proprietà di assorbimento dell’acqua. Le uniche creature che possono sopravvivere nel lago Natron sono una singola specie di pesce, l’Alcolapari latilabris, ed i Cianobatteri, un tipo di alghe blu-verdi.
Queste ultime sono ampie colonie di batteri che contengono un pigmento rosso vivo, e danno al lago un tipico aspetto color ruggine. Oltre a questi batteri, l’unico essere vivente che può sopravvivere presso queste acque è il fenicottero, grazie ad uno strato protettivo corneo su zampe e becco, che non sempre però lo salva.
“Nessuno sa per certo come muoiano esattamente, ma sembra che il riflesso della superficie del lago li confonda e, come gli uccelli si schiantano contro le vetrate, così essi precipitano nel lago”. Il fotografo ha raccolto queste creature e le ha collocate in posizioni “viventi”, nel tentativo di rianimarle e farle vivere dopo la morte.
È proprio il caso di affermare che egli ha dato vita ad un macabro esempio di “natura morta”. Morta come la pietra, che nulla ha più a che fare, purtroppo, con la vita.
Written by Cristina Biolcati