Lago Vostok, missione compiuta. E adesso?

Creato il 18 gennaio 2013 da Extremamente @extremamentex

Alla fine ce l’hanno fatta. Gli scienziati russi dell’ Arctic and Antarctic Research Institute sono riusciti a penetrare lo spesso strato di ghiaccio che tappa il Lago Vostok, al Polo Sud, per prelevare un campione integro e non contaminato da analizzare. Un successo che giunge dopo oltre 20 anni di lavoro, in condizioni- come si può ben immaginare- davvero estreme.

IL LAGO VOSTOK, VISTO DAL SATELLITE

Questo lago, scoperto solo all’inizio degli anni ’90, è uno degli oltre 200 bacini subglaciali disseminati in Antartide. Ma questo ha una caratteristica particolare che lo rende molto affascinante: secondo i geologi, infatti, si trova sigillato sotto quel cappello ghiacciato alto quasi 4 chilometri da ben 20 milioni di anni, quando il Continente Bianco aveva un clima temperato, una vegetazione e anche forme viventi.

E sono proprio queste ultime il vero obiettivo della missione, volta ad individuare eventuali organismi sopravvissuti in tutto questo enorme lasso di tempo in un ecosistema rimasto sempre identico. In quell’acqua- liquida, in profondità, nonostante le temperature rigidissime all’esterno- potrebbero infatti esserci ancora batteri, alghe ed altri microrganismi scomparsi altrove. Veri fossili viventi che ci potrebbero svelare com’era la vita sulla Terra quando l’uomo non era neppure stato progettato…

Fin dal 1996, i team scientifici hanno pensato di perforare la superficie del Lago Vostok per scoprire cosa contenesse all’interno. Ma la prima spedizione, proveniente dalla Gran Bretagna, ha dovuto rinunciare: erano troppo alti i rischi che la trivella contaminasse involontariamente quell’ acqua preistorica vanificando tutti gli sforzi. Anche i Russi, nel 1998, si sono dovuti fermare dopo aver scalfito i primi 130 metri di ghiaccio per il pericolo di contaminazione.

Negli anni successivi, hanno studiato il metodo migliore per raggiungere lo scopo senza danni collaterali. Dopo vari tentativi, hanno optato per un sistema semplice, ma ingegnoso: hanno forato la spessa coltre di ghiaccio senza arrivare sino in fondo, lasciando che fosse la pressione sottostante a spaccare gli ultimi metri e a far risalire attraverso il foro l’acqua. Che una volta a contatto con l’aria, si è subito congelata ed è stata prelevata.

IL TEAM DEGLI SCIENZIATI RUSSI IN ANTARTIDE


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