Le Regine d’Africa hanno surclassato Barbie. Con la pelle nera e i costumi tradizionali Hausa, Igbo e Yoruba. In Nigeria se ne vendono tra le 200 e le 300 al giorno, a prezzi compresi tra i 1300 e i 3500 naira, tra gli otto e i 22 dollari.
E valgono ormai il 15% di un mercato che, ogni anno, cresce con percentuali a due cifre.
Taofick Okoya, un imprenditore del settore dice in merito : “Siamo in trattativa con la catena di distribuzione sudafricana Game Store – spiega – con l’obiettivo di portare le bambole sugli scaffali di 70 supermercati e punti vendita in tutta l’area sub-sahariana”.
Il progetto è nato dal successo ottenuto in Nigeria, un paese dove cento milioni di persone vivono con l’equivalente di un dollaro al giorno ma dove l’economia cresce del 7% l’anno e la classe media è sempre più numerosa.
Secondo Okoya, le Regine d’Africa mettono in discussione stereotipi imposti dalla globalizzazione, anche rispetto ai canoni di bellezza.
“Queste bambole – puntualizza l’imprenditore – rendono le bambine più sicure di sé, dimostrando che per essere affascinanti non bisogna avere per forza la pelle bianca o vestire all’occidentale”.
Di certo, il rapporto qualità-prezzo sta funzionando. Anche perché, per contenere i costi di produzione, i pezzi delle bambole arrivano dalla Cina.
In una fabbrica alla periferia di Lagos, nel sobborgo di Surulere, gli operai le assemblano e le vestono. Senza dimenticare il gele, copricapo dai colori accesi caratteristico delle donne nigeriane.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)