RECENSIONE
Il frutto del Goblin
Il primo racconto, Il frutto del Goblin, è ispirato alla poesia di Christina Rossetti Il mercato dei folletti. La protagonista è la giovane Kizzy, una ragazza che vorrebbe avere, come le più corteggiate della sua scuola, un bel ragazzo da baciare, con cui scambiare effusioni, un ragazzo che la faccia sentire uguale a tutte le altre. Perché la famiglia di Kizzy è un po' strana, proviene dagli angoli più remoti d'Europa, dove si crede ancora a fantasmi, magie e superstizioni. Dove si è certi dell'esistenza dei goblins, che ti fanno assaggiare i loro frutti fuori stagione, chiedendoti in cambio l'anima. Perché una volta che si assaggiano quei frutti, non se ne può più fare a meno. La nonna di Kizzy è riuscita a resistere e ha raccontato alla nipote della sua ardua battaglia; al contrario, la sorella Mairenni, che tanto somigliava a Kizzy, non è riuscita a contrastare il desiderio, consumandosi fino al midollo. Finché un giorno, improvvisamente, non arriva a scuola un nuovo studente, molto strambo, ma bellissimo. E questo ragazzo affascinante è interessato proprio a Kizzy! Ma come mai Jack Husk vuole stare proprio con Kizzy e non con un'altra ragazza, più bella e meno strampalata di lei? Ci si può fidare di lui? Kizzy è disposta a tutto, pur di baciare il suo primo ragazzo, nonostante i mille avvertimenti della nonna (prima da viva e poi del suo fantasma, che le fa trovare sulla strada indizi e le sussurra nell'orecchio con la voce del vento). Kizzy dimostra che la volontà di far qualcosa è talvolta tanto al di sopra di qualsiasi punizione in cui si debba incorrere, da andare incontro alle conseguenze con coraggio e consapevolezza.Piccole maledizioni stuzzicanti come questa
Piccole maledizioni stuzzicanti come questa è una sorta di retelling in chiave femminile del mito di Orfeo ed Euridice, in cui sono le donne a discendere negli Inferi alla ricerca dei loro amati. Estella, trova la via per gli Inferi dopo aver perso il marito, che per sua sfortuna non riesce a rivedere, e viene utilizzata come ambasciatrice barattando le vite di bambini innocenti con quelle di persone malvagie. Per salvare ventidue bambini da un terremoto in Kashmir, però, Estella dovrà recapitare una maledizione. Come la fata cattiva ne La bella addormentata nel bosco, Estella predice alla neonata appena battezzata, che la sua voce sarà la più bella mai udita ma che non la potrà mai utilizzare, a meno che non voglia uccidere. Infatti, chiunque dovesse sentire quella voce, morirà.Siamo in India, a cavallo fra il XIX e il XX secolo, nella buona società inglese, che finge di non dar conto alle superstizioni, accusando la popolazione locale di ignoranza ma che, allo stesso tempo, preferisce non mettere alla prova le teorie scientifiche per questioni scaramantiche. Cresciuta dai servitori indiani, invece, Anamique, presterà fede alla maledizione che la accompagna fin dal battesimo, preferendo non diventare assassina solo per il gusto di saggiare la sua voce, fino a quando il giovane soldato James non troverà il suo diario segreto smarrito nello scompartimento di un treno, lo leggerà e si innamorerà perdutamente delle sue parole scritte. Nel primo incontro fra James e Anamique si può vedere uno dei tanti riferimenti al mito di Orfeo ed Euridice: il giovane, pur sapendo che lei è dietro di lui, preferisce prolungare il piacere dell'attesa e non volgersi a guardarla. In seguito le farà recapitare il diario con una lettera, in cui cerca di convincerla a non dar retta alle superstizioni.
«Io maledico questa bambina con la voce più bella che sia mai uscita da labbra umane».La bellezza apre molte porte, agevola chi la possiede, è vero, ma la bellezza scatena anche lotte, invidie, guerre. Proprio perché la voce di Anamique è bellissima, provoca la morte.
Il terzo racconto ha tre differenti protagonisti: Esmé, una ragazzina quattordicenne che vive con la madre a Londra e un giorno si sveglia all'ululato dei lupi (lupi a Londra?) e si accorge di avere un occhio azzurro chiarissimo; Mab, la madre, che ne è terrorizzata, ripercorre il suo passato da bambina-animaletto domestico (Izha) della regina dei Druj; Mihai, un Druj, un Naxturu, la casta più alta che ama vestire il cithra di lupo. Mab ha vissuto nel regno di Tajbel, una sorta di gabbia, fino a quando, poco più che bambina, la regina non l'ha costretta ad accoppiarsi con un altro umano, per ottenere una nuova Izha. Ma Mab, aiutata da Mihai, è riuscita a fuggire e a dare alla luce Esmé. Ora quell'occhio celeste le fa temere che sia stato tutto inutile. Non sa che Mihai l'ha aiutata per un motivo specifico: vuole che la regina formi un hathra con Esmé, un'unione molto più stretta di un vincolo di parentela, e recuperi una minima parte di quell'anima che le è stata tolta dal dio che l'ha ridotta in cenere e l'ha dispersa al vento. Nella fede zoroastriana "Druj" è la parola che si contrappone ad "Asha", che è la verità e l'ordine della creazione di Dio. Dunque caos e inganno: i druj sono dei demoni e in questo racconto Mihai risalirà alle loro origini. Mihai ha infranto i più solidi tabù dei druj, indossando cithra di vecchi e di bambini non nati; facendolo ha riscoperto, o meglio ricordato, le origini degli stessi demoni, la loro antichissima natura umana.
Come la gazza ladra, a me piace rubare le cose luccicanti: favole, lingue morte, strane credenze popolari, religioni affascinanti e molto altro.Laini Taylor reinterpreta la mitologia e le leggende del mondo apportando il suo tocco personalissimo.
E, a questo punto, non vedo l'ora di ritrovare Karou e Akiva nel secondo romanzo della trilogia di Daughter of Smoke and Bones, e voi? Sentimento, avventura e fantasia, uniti in una scrittura evocativa e ricca di fascino. Una storia d’amore contrastato, una guerra epica tra popoli nemici e personaggi indimenticabili che provengono da antiche mitologie.
1 ― La chimera di Praga (Daughter of Smoke and Bones, Fazi 2012) 2 ― La città di sabbia (Days of Blood and Starlight, Fazi aprile 2013) 3 ― Nome da stabilire (pubblicazione USA prevista per aprile 2014)