lamentationes

Creato il 07 marzo 2014 da Omar
Una satiretta al giorno leva il medico di torno…Un titolo in latino fa sempre comodo. Dà l’idea di uno che abbia studiato e di cui fidarsi. Almeno all’inizio. Un trucchetto per attirare l’attenzione del lettore e provocare, magari, qualche insulto appena dopo il primo rigo. Meglio, comunque, l’insulto del silenzio, della cacata completa.Qui si parla di lamenti che sono ormai all’ordine del giorno. Nel campo giallistico, voglio dire (ma non solo). Ci si lamenta, per esempio, dei mallopponi scandinavi o di quelli cinesi che tolgono il posto di lavoro a qualche facitor di parole nostrano. Non la faccio lunga e rimando a questo link tanto per darvi un’idea.Ci si lamenta di scrittori o pseudoscrittori che vengono dalle comiche televisive o dai festini bungaleschi, come Faletti e Corona, a intorbidare con i loro ponzamenti artificiosi o il linguaggio ridicolmente banale la nobile tradizione dell’arte del delitto.Ci si lamenta dei premi, ormai dappertutto. Anvedi quello che non sa nemmeno tenere la penna in mano ed è riuscito a vincere… ma guarda quella imbrattacarte… quando si dice i santi in paradiso… mentre io… insomma non c’è più religione.
Se un libro non va bene è mancato il lancio pubblicitario, la casa editrice se ne è strafegata, la collocazione del prodigio in quella determinata mostra è stata troppo defilata e dunque deve essere scomodo per qualcuno (frignata di Alessandro Perissinotto al Salone del Libro di Torino di qualche tempo fa), i lettori sono bolsi e rincoglioniti, le solite letture pennacchiose, andassero tutti a fancala.Il fatto è che l’intero corpo nazionale, dai sei ai novanta e passa anni vuole scrivere e pubblicare (l’ispirazione è nel sangue). Nascono i blog come funghi, la lotta per la promozione è forsennata, all’ultimo respiro, tutti spingono, tutti sgomitano, tutti pestano e scalciano come La Russa quando l’intervista non gli va a genio, recensioni “amichevoli” (eufemismo), molte lodi, poca critica vera, o come siamo belli o come siamo bravi.Luigi Bernardi (a cui mando un saluto in cielo) «Non è vero che tutti hanno qualcosa da dire, delle storie da raccontare. Servono narratori a tempo pieno, non narratori della domenica. Qualcuno fra le centinaia di migliaia di persone che in Italia pretendono di scrivere dovrebbe fare un passo indietro e limitarsi a leggere. Ma noi italiani siamo così, ci piace il lavoro intellettuale perché non affatica il corpo e permette una serie infinita di lamenti, in un paese dove la sola identità nazionale è costituita dalla propensione al lamento.»E allora scrivete(scriviamo) pure quello che vi (ci) pare e quanto vi (ci) pare ma non rompete (rompiamo) i coglioni con le vostre ( nostre) lamentele. [un contributo by Fabio Lotti]

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