Lamento di Portnoy - Philip Roth

Creato il 12 agosto 2015 da Arychan
TRAMA: Alex Portnoy ha trentrè anni ed è commissario aggiunto della Commissione per lo sviluppo delle risorse umane del Comune di New York. Nel lavoro è abile, intransigente, stimato. Il libro riporta il monologo di Alex che, dall'analista ripercorre la sua vita per capire perché è travolto dai desideri che ripugnano alla "mia coscienza e da una coscienza che ripugna ai miei desideri".

PUBBLICATO DA: Einaudi - pag. 234 /10,50 €

VOTO: 8/10

GIUDIZIO:  Quest 'opera è un viaggio nella mente di un uomo alla ricerca di se stesso o meglio, di un uomo che tenta disperatamente di legittimare quelle che erano state le sue pessime decisioni e i suoi  impulsi indecenti.

In quest'opera  Alex Portnoy  tenta con tutte le sue forse di superare le barriere morali ma sopratutto religiose che lo ingabbiano in un ruolo che sente totalmente estraneo. L'identità ebraica  che gli viene affibbiata a forza dalla famiglia, lo fagocita al punto tale che il protagonista non riconosce più il confine tra il suo Io reale e la sua religione, ponendosi quasi il dubbio di  non essere solo un un uomo ma bensì il rappresentate di uno stereotipo religioso vivente. Limite che lo porta a sentirsi escluso dal resto del mondo, come se la vita spensierata di tutti gli altri fosse per lui inaccessibile, quasi come se si identificasse in una specie differente,intimorito ma allo stesso tempo affascinato da quello che definisce "Goy" termine Yiddish che indica coloro che non sono ebrei. La frustrazione di non far parte del resto del mondo è tale che Alex arriva a sentirsi estraneo nella sua stessa comunità, vivendo così in un limbo che genera rabbia e frustrazione per ciò che non è  e che non sarà mai. Dolore che sfocia inevitabilmente in un insana voglia di sesso che sfugge sempre al suo controllo.
Ciò che si capisce chiaramente da questo scorrere di eventi caotico, privo di una storyline che lo sorregga in un ordine cronologico sensato, è il bisogno del protagonista di fuggire da se stesso,bisogno che manifesta esprimendosi in un costante monologo con  uno psicanalista totalmente muto dal quale non riceve mai risposta.
Alex racconta,racconta e racconta senza mai prendere fiato e senza mai concedere al interlocutore invisibile di interromperlo ne tanto meno di dargli consigli per gestire quest'ondate continue di disagio  e dolore esprimendosi spesso con un linguaggio rozzo ma brillante che lascia un segno in chi legge.
A primo impatto questo suo modo di esprimersi incoerente e volgare potrebbe scatenare una risata, ma alla fine ci si ritroverà a riflettere seriamente su quanto le infrastrutture dalle quali siamo circondati possano limitare ciò che siamo realmente, trasformandoci in persone totalmente incompiute e molto spesso infelici.

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